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I sacrifici e le licenze a tavola di Matteo e del “4 senza”, campioni del mondo per 14mila euro

I sacrifici e le licenze a tavola di Matteo e del “4 senza”, campioni del mondo per 14mila euro
Matteo Castaldo ha vinto oggi, 12 agosto 2016, la medaglia di bronzo nella quattro senza. Queste le sue dichiarazioni al termine della finale: «Per mia moglie Francesca, che sta per partorire nostra figlia Laura, spero di arrivare in Italia in tempo prima che nasca!». Belle parole, semplicemente.

Ho sempre coltivato la curiosità di sapere quanto consumasse a tavola, in regime di riposo, un campione mondiale di canottaggio e il mio desiderio è stato abbondantemente soddisfatto partecipando, da assaggiatore, alla cena che Matteo Castaldo leader del “4senza” che fa sognare doctor La Mura in vista delle Olimpiadi di Rio, ha offerto ai suoi compagni di gloria e a un gruppo di atleti-amici-compagni di merenda della Canottieri Napoli, la prima “casa” sportiva del campione costretto ad emigrare verso il Circolo Savoia, duecento metri di distanza ma anni luce di rivalità sportiva anche se di rispetto amicale. Ma questa è una storia nella storia che prima o poi racconteremo anche se siamo consapevoli di fare del male a un gruppo di dirigenti che non seppe vedere oltre il proprio naso. A differenza di quel drago di Pippo Dalla Vecchia capace di fiutare il vento del Golfo ma anche il dna dei campioni veri: non se lo fece dire due volte il grande Presidente, ingaggiò Matteo e in poco meno di quattro anni il palmares del circolo che si affaccia, con l’Italia e la Rari Nantes, sul Borgo Marinari si è arricchito di otto titoli assoluti e di un mondiale: prima era a zero tituli, ora gonfia il petto e consente al canottaggio di pareggiare, o quasi, il bilancio con la vela.

Qualcuno piange al Molosiglio, qualcun altro gongola al Borgo Marinari, corsi e ricorsi della storia dei nostri Circoli nautici che friggono il pesce con l’acqua ma lo fanno in modo sublime. Visti i risultati e quello che, incrociando le dita, potrà ancora venire.

Ma ora torniamo alla curiosità iniziale: quanto consuma un campione mondiale in regime di semi-vacanza e lontano dagli occhi di La Mura? (alla stessa tavola chez Graziano Hauber, un altro canottiere d’oro, oltre a quelli del cronista, c’erano gli occhi del vice presidente Davide Tizzano che, però, li ha chiusi anche perché ha mangiato più degli “indiziati” ma a lui è concesso dal momento che ha vinto due ori olimpici e quindi è in grado di smaltire dodici fichi d’India prima di scendere in gara a Palermo, domenica scorsa, e di piazzarsi secondo nell’otto master). Ci siamo, il piatto, anzi i piatti, sono serviti: un misto di antipasti con dodici “varietà” per stomaci forti, tre primi piatti – pasta e patate con provola filante, risotto alla pescatora e tagliatelle con i ceci – abbondantemente innaffiati e un trionfo finale di babà. Roba da stroncare un bue, ma un corroborante carburante per le “macchine” perfette di Matteo Castaldo, Marco Di Costanzo e Fabio Infimo, finalista mondiale dell’otto e abituale compagno di merenda dei campioni.

«E va bbuo’ – dice Matteo che non ho mai visto tanto felice e appagato, anche se papà Nino, un altro campione old style, lo strabatte e per vincere la tensione un’ora prima della finale del “4 senza” ha mandato giù una dose da vavallo di calmante – ma oggi abbiamo ripreso ad allenarci e in vista del rientro a Piediluco (la Coverciano del canottaggio) ci siamo sparati due settemila metri e un’oretta di calcio dove ce le siamo date di santa ragione».

Siamo senza parole, ma da queste parti, dove abitano i superman, le cose vanno così e bisogna riconoscere che certi sfizi ’sti ragazzi se li possono permettere dopo un oro mondiale ottenuto smaltendo carichi di lavoro impressionanti: mille chilometri in barca in poco meno un mese alla media di 35 al giorno, settanta chilometri di bici quotidiani e quattro ore massacranti di palestra. E guai a chi sgarra perché a Piediluco il triumvirato napoletano composto dal presidente Peppe Abbagnale, dal vice Davide Tizzano e dai tecnici La Mura e Coppola non fa sconti di alcun tipo.

Sono storie, quelle del canottaggio ma anche degli altri sport poveri e nobilissimi costretti a fare le nozze con i fichi secchi – come la pallanuoto che pure era degnamente rappresentata alla cena da Paolo Zizza, Enzo Massa e Poppi Tartaro – che non ti stancheresti mai di raccontare perché rappresentano l’altra faccia, quella vera, dello sport mortificato dalla opulenza, quasi sempre non trasparente e al limite dell’offesa alla decenza, del calcio.

E a proposito di povertà chiudiamo in bellezza, si fa per dire, rivelando a tutti voi che leggerete queste note, che un titolo mondiale di canottaggio conquistato dopo un biennio di enormi sacrifici fisici e personali, “vale” in termini di compenso sedicimila euro che diventano quattordici detratte le tasse. Senza commento, ma non hai con chi prendertela perché il budget delle Federazioni non consente di più. E se non ci fossero i Circoli delle Forze armate a sostenere gli atleti staremmo ancora peggio, ma di queste cose nessuno osa parlare. Sbagliando.

P.s. I commensali alla tavola imbandita da Graziano Hauber appartengono alla élite del canottaggio italiano. E, dopo aver fatto incetta di titoli, ora si arrangiano con i master tanto sempre canottaggio è. Citiamo qualche nome: Franco Borrelli, che ha dedicato a Matteo Castaldo un suo ritratto del “4senza” in azione, Armando Calabrese, Carmine Capuozzo, Cristiano Clarizia, Peppe Suarez, Dario Petirro, Sergio “scellone” Coppola, Antonino Stozzetti, Giacomo Rabitto, Marco Picardi, Paolo Lepre, Simone Ponti e qualche altro che abbiamo perso per strada.
Carlo Franco

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