Palermo-Napoli, il gesto dell’ombrello di Altafini e Ferlaino scortato dai carabinieri

Un pomeriggio indimenticabile di confusione, rigori, ombrelli indecenti, rivolta, putiferio e caroselli della polizia quel giorno di 46 anni fa alla “Favorita” di Palermo sotto il monte Pellegrino, tribuna coperta e tutto il resto al sole. Il Napoli navigava a metà classifica con Verona e Roma, in testa la Fiorentina di Pesaola che avrebbe vinto […]

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Un pomeriggio indimenticabile di confusione, rigori, ombrelli indecenti, rivolta, putiferio e caroselli della polizia quel giorno di 46 anni fa alla “Favorita” di Palermo sotto il monte Pellegrino, tribuna coperta e tutto il resto al sole. Il Napoli navigava a metà classifica con Verona e Roma, in testa la Fiorentina di Pesaola che avrebbe vinto il campionato. C’era bella gente in azzurro. Dino Zoff per cominciare. Il rosso Nardin e il biondo Micelli terzini. Guarneri era venuto dall’Inter fra Zurlini e Montefusco in mediana. Claudio Sala confinato all’ala destra, Paolone Barison a sinistra. Juliano capitano, regista, leader. Altafini centravanti un po’ scugnizzo e Sandrino Abbondanza col numero 10, calzettoni abbassati “alla Sivori”.

Fu il giorno di un calcio di rigore valutato più di 35 anni di carcere col contorno di 40 querele, implacabile querelante la signora Franca Chiarenza, siciliana bionda, magrolina, 28 anni, moglie di un rappresentante farmaceutico. E fu il giorno in cui il pubblico ministero palermitano Gioacchino Agnello si inserì impeccabilmente nella cronaca sportiva di quel Palermo-Napoli 2-3 del 16 marzo 1969: “Dopo avere battuto un calcio di rigore, il giocatore del Napoli Altafini rivolgendosi a tutti i presenti eseguì il gesto di portare la mano sinistra all’altezza dell’avambraccio destro flettendo contemporaneamente il braccio e realizzando così un ben noto gesto sconcio che ha suonato lezione per l’onore e il decoro di tutti i presenti”. Imputato Altafini, alzatevi e sedetevi. Niente arresto, rimesse le querele. Finì tutto all’italiana.

Allenatore Chiappella. Primo tempo: gol di Barison e pareggio di Gaetano Troja, robusto centravanti locale che verrà a giocare un anno anche nel Napoli, sette ne giocò nel Palermo. Nell’intervallo, Ferlaino piomba nello spogliatoio dell’arbitro Sbardella: “Lei si sta facendo arbitrare dal pubblico”.

Ripresa, segna ancora Troja. Napoli sotto 1-2. Sbardella non concede un rigore al Palermo (braccio di Juliano sul tiro di Bercellino) e ne dà uno discutibile al Napoli. Altafini non sbaglia dal dischetto. Poi, mentre Juliano lo abbraccia, sotto sotto, non proprio chiarissimo, fa il gesto dell’ombrello. Juliano cerca anche di trattenerlo perché lo stadio è in subbuglio per il pareggio del Napoli. E poiché il terzino Romano Micelli, esile e gentile friulano, sigla il 3-2 per il Napoli, alla fine succede il finimondo. Invasione di campo, disordini, carosello di jeep della polizia in campo e fuori, un elicottero per prelevare l’arbitro Sbardella e, in un cellulare dei carabinieri, fugge Ferlaino protetto da un giubbotto antiproiettile. Era diventato presidente del Napoli da appena tre mesi. Vittoria a tavolino per il Napoli (2-0) e la “Favorita” squalificata per due giornate.

Sedici invasori arrestati e trasferiti all’Ucciardone. Per loro il pm chiese complessivamente 35 anni, 8 mesi e 20 giorni di carcere. “È stato un gesto tipicamente brasiliano” disse quel briccone di Josè. Per lui il pm chiese 20 giorni di reclusione “per atti contrari alla decenza pubblica in luogo pubblico” e 10 giorni di arresto “per ingiurie al pubblico”.
Mimmo Carratelli (tratto dal Corriere dello Sport)

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