Valdano ricorda quando a Barcellona volevano cacciare Guardiola alla seconda giornata

Le undici virtù del leader è un libro che andrebbe ripubblicato integralmente sul Napolista. È un saggio di cultura sportiva, etica dello sport (e non solo) e rispetto dell’altro. Non potendo riportarlo integralmente, ogni tanto riporteremo qualche passaggio. Eccone uno.  Pep Guardiola prese in consegna la prima squadra del Barcellona quando aveva un’esperienza minima: era […]

guardiola alla Juve stampa

Le undici virtù del leader è un libro che andrebbe ripubblicato integralmente sul Napolista. È un saggio di cultura sportiva, etica dello sport (e non solo) e rispetto dell’altro. Non potendo riportarlo integralmente, ogni tanto riporteremo qualche passaggio. Eccone uno. 

Pep Guardiola prese in consegna la prima squadra del Barcellona quando aveva un’esperienza minima: era stato per un anno allenatore del Barcellona B in Terza Divisione. Debuttò nella Liga con una sconfitta contro un avversario modesto, il Numancia, Nella seconda partita pareggiò al Camp Nou contro il Racing Santander. In entrambe le occasioni aveva scommesso su un gioco offensivo, attaccando comunque più di quanto fossimo abituati a vedere. Ma in situazioni così, la mancanza di precedenti crea un clima di nervosismo in quello che viene definito “l’ambiente”. I giornalisti cominciarono a parlare di eccesso di gioventù, di mancanza di esperienza, e ci fu perfino chi arrivò a dire che il Barcellona aveva commesso un errore storico ingaggiando come allenatore uno che aveva grandi precedenti solo come calciatore. È comprensibile; è la conclusione alla quale sarebbe arrivata qualunque business school che si rispetti. Alla terza partita di campionato, Guardiola e il Barcellona si giocavano tutto contro lo Sporting Gijon. E Pep raddoppiò la sua scommessa. Giocò offensivo come sempre, e oltretutto insisté nell’affidare la direzione della squadra a Sergio Busquets, che aveva debuttato solo una settimana prima e che, fino ad allora, aveva giocato unicamente in Terza Divisione e disputato alcune partite minori nella Coppa Cataluna. Contro lo Sporting, la squadra segnò sei gol e il Barcellona intraprese un cammino trionfale che non avrebbe abbandonato per tutta la stagione. Ma Guardiola vinse una partita ancora più importante: acquistò credibilità davanti ai giocatori. Pep mise bene in chiaro che le sue convinzioni erano molto al di sopra della paura del risultato. Dimostrò coraggio, un coraggio indiscutibile che nei quattro anno successivi fu la sua bandiera. Se l’allenatore è coraggioso ed esercita un’autorità morale sulla squadra, tutto il gruppo avrà coraggio. Guardiola ha dato prove costanti di coraggio tattico durante il suo brillante periodo nel Barcellona, ma stabilì il modello quel giorno a Gijon. Da allora, non ci sono più dubbi riguardo alle convinzioni di Pep. Hanno perfino attraversato l’Oceano. La sua ultima visita a Buenos Aires terminò con una cena insieme a Cesar Luis Menotti. Guardiola si mostrò cauto rispetto al suo futuro perché il Bayern Monaco, la squadra dove stava per approdare, stava vincendo tutto. Menotti lo rassicurò: «Tranquillo Pep, quando aprirai la porta dello spogliatoio e dirai “buongiorno”, tutti i giocatori sapranno già come devono giocare». Esatto: chi si guadagna la credibilità, risparmia sulle parole.
Jorge Valdano (tratto da Le undici virtù del leader)

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