Il Napoli rimarrà ai vertici scovando altri David Lopez e Koulibaly. Il modello dev’essere Aulas, il “pappone” di Francia
Ricordiamo tutti lo scetticismo – in alcuni casi cattiva educazione, arroganza – dei tifosi napoletani all’arrivo di David Lopez e Koulibaly. Oggi, due mesi di campionato e coppe hanno dimostrato una volta di più che i direttori sportivi capiscono più dei tifosi, dei giornalisti e dei procuratori di giocatori di serie B che popolano l’universo […]

Ricordiamo tutti lo scetticismo – in alcuni casi cattiva educazione, arroganza – dei tifosi napoletani all’arrivo di David Lopez e Koulibaly. Oggi, due mesi di campionato e coppe hanno dimostrato una volta di più che i direttori sportivi capiscono più dei tifosi, dei giornalisti e dei procuratori di giocatori di serie B che popolano l’universo della critica napoletana.
Non voglio soffermarmi sull’ignoranza dei tifosi, che vorrebbero Fernando Torres e Vidic, Ashley Cole e Saviola. Solo brevemente ricordare loro che Inter e Milan stanno tornando lentamente nei ranghi di squadre mediocri, dopo un felice inizio di campionato, mentre le squadre che sono prima, seconda e terza, guarda un po’, sono le uniche che hanno un progetto di medio termine. Né voglio approfondire il discorso del “palato fine” dei napoletani, che come nobili decaduti lasciano che la casa cada a pezzi pur di non venderla a prezzo di mercato. E la sera, come Totò (il Barone Zazà), mangiano mortadella comprata con le cambiali. Parlano ancora di Maradona mentre, come ha detto Massimiliano spesso, si perdono uno dei Napoli più divertenti della storia.
Voglio invece dire due parole sull’utilizzo delle statistiche nell’individuazione di giocatori che costano molto meno di quello che valgono.
Molti conoscono la storia di Billy Beane, straordinario general manager degli Oakland Athletics: una squadra poverissima, con un budget sei volte inferiore a quello dei New York Yankees, che per anni sistematicamente è stata ai vertici della Major League di Baseball. Certo, non ha mai vinto il titolo, ma ha indicato la strada al resto della lega che si è adeguata, dopo un periodo di iniziale scetticismo. I Boston Red Sox del 2004, quelli che batterono la “maledizione del bambino”, furono concepiti in base alla filosofia di Beane (anche se con un budget molto più elevato): Beane stesso aveva in precedenza rifiutato un’offerta milionaria proprio dai Red Sox.
Beane ha cambiato il baseball, rendendo la scelta dei giocatori, che prima di lui era improvvisazione, una scienza.
Un esempio nel calcio, spesso sottovalutato, è il Lione di Aulas, che per una decina d’anni dominò il campionato francese e ottenne grandi risultati in Champions League (pur senza mai vincerla) attraverso operazioni di mercato molto intelligenti. Ogni volta che perdeva un giocatore ritenuto fondamentale, il Lione ne acquistava uno nuovo, sconosciuto, che si rivelava spesso all’altezza (e qualche volta meglio) di chi era partito.
Dal 2002 al 2008 il Lione ha vinto 7 campionati consecutivi, e la dirigenza ha scoperto giocatori come Malouda, Essien, Govou, Abidal, Diarra, e Benzema. La società è considerata una delle più “valuable” nel mondo, ma anche il suo presidente, ironicamente, è stato accusato di “papponismo” (traduzione: gestisce la società con criteri imprenditoriali): dopo sette scudetti consecutivi, numerosi quarti di finale (un anno alle spese del Real Madrid) e una semifinale di Champions.
Gestione oculata, niente follie, e soprattutto – anche con diversi allenatori (Le Guen, poi il celebre Houllier a sua volta partito per Liverpool) – continuità della cultura societaria.
E torniamo a Koulibaly e David Lopez: due giocatori acquistati con quattro soldi, e stipendiati il giusto, che rendono e renderanno molto di più di quello che sono stati pagati. Criticati dai tifosi, stanno dimostrando direttamente il loro valore, e indirettamente l’incompetenza del pubblico napoletano che li ha accolti con scetticismo.
Ce ne saranno altri di David Lopez. E partirà Higuain, partirà Callejon, un giorno forse partirà anche Hamsik. Ma non importa. Quello che deve rimanere è una società all’avanguardia, che compra bene quanto vende, che investe sulle infrastrutture oltre che sui giocatori. Bisogna costruire una struttura societaria di livello, attraverso cui Bigon possa trovare un Koulibaly e un David Lopez ogni sessione di mercato.
Ed è proprio sulla programmazione a lungo termine, non sull’ingaggio milionario di giocatori affermati, che il Napoli deve ancora investire tanto. Questa è la sfida, e questo può essere il limite di De Laurentiis, come il Napolista ha più volte giustamente sottolineato.
Alfonso Ricciardelli