I meriti di Benitez nella convocazione di Insigne (checché ne dica il suo procuratore)

Lorenzo Insigne va ai Mondiali. Sul filo di lana ha superato Pepito Rossi e Mattia Destro. Abbiamo patito in questi giorni. Come se fosse un big match. Non ce ne voglia Christian Maggio – la cui esclusione ci dispiace tantissimo, ovviamente – ma siamo stati fino alla fine attaccati alle decisioni di Prandelli. Avremmo vissuto […]

Lorenzo Insigne va ai Mondiali. Sul filo di lana ha superato Pepito Rossi e Mattia Destro. Abbiamo patito in questi giorni. Come se fosse un big match. Non ce ne voglia Christian Maggio – la cui esclusione ci dispiace tantissimo, ovviamente – ma siamo stati fino alla fine attaccati alle decisioni di Prandelli. Avremmo vissuto l’esclusione di Lorenzo come un’ingiustizia. Senza per questo nulla togliere ai suoi concorrenti diretti.Ma Lorenzo Insigne meritava questa convocazione. Perché ha disputato un’annata di grandi sacrifici. Nonostante le improvvide dichiarazioni degli ultimi giorni del suo procuratore, Insigne ha invece capito sin dal primo momento – per dirla con De Gregori – che era giunto il momento di mettere il cuore dentro le scarpe e correre più veloce del vento. Ha sofferto Lorenzo. Tanto. Per volti motivi. Anche per problemi iniziali con gli spagnoli del gruppo. Ma non si è mai arreso. Ha sofferto perché, di fatto, Benitez gli ha cambiato ruolo. Ha lavorato per fargli comprendere che se voleva provare a entrare nell’élite europea e mondiale, avrebbe dovuto crescere. Non più solo fronzoli e genialate, ma tanta corsa, tanto spirito di sacrificio. E Insigne si è applicato. Con tenacia. È stato a lungo in crisi. Ma Benitez lo ha sempre protetto. Pur applicando il turn-over in modo sapiente, Rafa ha sempre considerato Insigne un titolare. Persino a spese di un giocatore fortissimo come Dries Mertens. L’ultima prova l’ha fornita il 3 maggio, giorno della finale di Coppa Italia. In campo è andato Lorenzo. Con Mertens in panchina. E Insigne ha segnato una doppietta. Il terzo – ironia della sorte – lo ha realizzato proprio il belga. È stato un anno in chiaroscuro quello di Insigne. Com’era necessario che fosse. Con dei lampi di valore assoluto, come il gol su punizione contro il Borussia Dortmund. I processi di crescita, di maturazione, prevedono periodi di crisi, di appannamento. È fisiologico. Il suo procuratore, i signor Andreotti, dovrebbe saperlo. Bisogna riconoscere a Benitez i meriti di questa convocazione. Se Insigne è riuscito a superare la concorrenza di Rossi e Destro all’ultimo momento, è anche perché è arrivato al ritiro pre-Mondiale in grande forma. Alla faccia di tutti quelli che a inizio deridevano i metodi di allenamento di Rafa Benitez. Il tecnico madrileno ha consegnato a Prandelli un Insigne tirato a lucido, primo nel test fisico della resistenza. La convocazione di Insigne è anche la vittoria di questo Napoli. A lungo sbeffeggiato da tanti critici di casa nostra per questo modulo poco italiano. Che invece ha reso Insigne un’ala moderna, europea. Un altro giocatore rispetto a dodici mesi fa. Lo ripetiamo, ci dispiace per Maggio e siamo certi che, se non avesse avuto quel problema fisico, oggi sarebbe stata anche lui tra i ventitré. Ma la convocazione di Insigne ha innegabilmente un sapore particolare. Va annoverata come un successo del Napoli di Benitez. Prandelli ci ha fatto patire. Ora possiamo dire che avremmo fatto fatica a comprendere la convocazione di Cassano e l’esclusione di Lorenzo. Ma il ct è lui. Alla fine ha deciso di convocare entrambi. Insigne, da Frattamaggiore, va ai Mondiali. Assieme a Verratti e Immobile. È la vittoria di Rafa. Ma anche quella di Zeman. Anche se le sue critiche in settimana (“Insigne gioca fuori ruolo”) non ci sono piaciute.Massimiliano Gallo

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