Benitez dà spettacolo e mostra cosa potrà diventare il suo Napoli

Tre gol, ventisette tiri in porta, tredici nello specchio. Il Napoli torna a vincere. Non accadeva da Verona. E mostra un gioco spumeggiante. Contro un Milan per la verità piuttosto inconsistente che è venuto a Napoli con la presunzione di schierarsi a specchio. Col 4-2-3-1 avevano già perduto Arsenal e Borussia Dortmund, figuriamoci i rossoneri […]

Tre gol, ventisette tiri in porta, tredici nello specchio. Il Napoli torna a vincere. Non accadeva da Verona. E mostra un gioco spumeggiante. Contro un Milan per la verità piuttosto inconsistente che è venuto a Napoli con la presunzione di schierarsi a specchio. Col 4-2-3-1 avevano già perduto Arsenal e Borussia Dortmund, figuriamoci i rossoneri di Seedorf.

Il Napoli ha vinto 3-1 e ha dato seguito alla confortante prestazione dell’Olimpico di Roma, dove solo un gol a pochi minuti dalla fine ci ha sottratto un pareggio ampiamente meritato sul terreno di gioco contro la squadra rivelazione della stagione. Tanti gli aspetti positivi di ieri sera e anche qualcuno negativo: sempre gli stessi in realtà. Di uno si parla tanto, dall’inizio dell’anno: la fase difensiva. Ancora una volta il Napoli ha preso gol alla prima azione avversaria. Ed è stato clamorosamente ingenuo il comportamento del reparto arretrato sul gol di Taarabt: hanno consentito che l’avversario facesse quaranta metri palla al piede praticamente indisturbato, la stessa scena vista con Antonio Cassano.

Stavolta, però (rispetto al Parma), la reazione c’è stata. Eccome. In realtà già nei primi cinque minuti il Napoli di Benitez avrebbe potuto segnare tre gol. Ed è questo l’altro problema di cui nessuno – o quasi – parla. Il Napoli concretizza pochissimo in relazione al volume di gioco prodotto e alle quasi occasioni da gol create. A Roma abbiamo perso l’opportunità di segnare ancora perché al momento del penultimo tocco ci siamo specchiati troppo: narcisismo allo stato puro, ricerca quasi ossessiva del tocco spettacolare.

È stato assurdo ieri sera chiudere in pareggio un primo tempo che avremmo meritato di portare a casa sul 4-1. Così facendo, può capitare che si rischi. E a noi è capitato. Abbiamo rischiato sul tiro di Essien, sul liscio clamoroso di Reina (che, dite quello che volete, non è più la sicurezza di inizio stagione) e con Pazzini che ha mancato il gol sull’uscita del nostro numero 25. Albiol ha mostrato qualche cedimento e le rare volte in cui Balotelli ha imbroccato una giocata (due) è andato in difficoltà.

Eppure ieri sera il nostro centrocampo si è comportato molto bene (peraltro aveva ben figurato anche contro la Roma). Il binomio Jorginho-Inler funziona. E ha rivitalizzato lo svizzero, elogiato la scorsa settimana da Benitez. Il gioco è passato dai loro piedi e la palla è arrivata fin troppo facilmente sulla tre quarti. Tanti gli aspetti positivi della serata: si è rivista la falcata di Hamsik, che bella, che poesia, plastica. Se fosse entrato quel suo tiro al volo di sinistro nel primo tempo (è uscito di un niente), il boato si sarebbe sentito fino a via Gluck. Mertens non si è fermato mai. Così come Insigne che già mercoledì aveva spesso inseguito con successo Maicon all’Olimpico. E poi, ovviamente, Higuain. Due gol, tanto movimento, classe eccelsa, ma anche un bel po’ di occasioni sprecate. A volte il Napoli là davanti sembra il Brasile. Futbol bailado. Non osiamo immaginare che cosa succederà quando tutti gli attori acquisiranno sicurezza.

Gli aspetti positivi non finiscono qui: Ghoulam sembra essere l’ennesimo acquisto imbroccato della gestione Benitez. Sembra tutto dovuto ma – conoscendo il nostro passato – non lo è affatto. Per non parlare della condizione fisica: ad ascoltare i professoroni dei salotti tv, Rafa non conosce la preparazione atletica (davvero non ci si crede, è incredibile le vette che il senso del ridicolo possa raggiungere in questa città). E lo abbiamo visto: sia ieri sera che mercoledì all’Olimpico. Senza dimenticare le bugie sul Napoli che non rimonta mai: è stata la terza rimonta della stagione, dopo quelle contro Marsiglia e Atalanta in Coppa Italia. E potremmo continuare a lungo.

Quel che ci preme, come abbiamo già scritto, è che ci sia chiarezza tra la società e l’allenatore. Un Napoli così non lo vedevamo da tanto e, se dovesse andar via Rafa, per tanto tempo non lo vedremo più. Siamo certi che De Laurentiis ne sia fin troppo consapevole. Ieri sera, non a caso, Benitez ha parlato di investimenti non solo legati alla squadra ma anche al centro tecnico di Castelvolturno. Crescere è un termine dal senso ben più ampio. Benitez vuole creare calcio, insegnare calcio, costruire qualcosa di duraturo. È a queste richieste che De Laurentiis deve offrire una risposta adeguata. Non certo agli espertoni del cacc’e sorde. Né ai simpatici detrattori (a meno che non vinciamo, ça va sans dire) di Rafa. Né, soprattutto, ai teneroni della curva B che ormai non sanno più cosa inventarsi per provare a fare notizia (poi, magari, un’altra volta parleremo del concetto “devi vincere” che è l’anti-tifo per eccellenza). La risposta la deve offrire a Benitez, un allenatore che sa di calcio come pochi, che ha avuto il coraggio di venire in una piazza non altezza del suo curriculum, e che sa bene dove potrà arrivare il suo (e nostro) Napoli se solo sarà messo in condizione di lavorare. Intanto, su indicazione di Peppe Napolitano, segnaliamo che dalla Tribuna Posillipo a fine partita si è levato il coro “Rafa, Rafa”.

Mercoledì c’è la Roma. Al momento la partita più importante della stagione. Non sarà facile. Ma è divertente pensare che cinque giorni fa in tanti erano convinti che saremmo stati spazzati via da una valanga di gol. E adesso invece siamo pienamente in corsa.
Massimiliano Gallo

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