La riscossa dei gregari è il vero successo di Benitez: il lavoro paga sempre

Da dove cominciamo? Dalla faccia di Mandorlini? Da quella sensazione che abbiamo provato tutti ieri pomeriggio guardando il Napoli? C’è poco da dire: il Napoli ieri ha giocato la miglior partita del campionato. Una partita praticamente mai in discussione, fatta eccezione per i primi venti minuti. Al Verona – che fin qui in casa aveva […]

Da dove cominciamo? Dalla faccia di Mandorlini? Da quella sensazione che abbiamo provato tutti ieri pomeriggio guardando il Napoli? C’è poco da dire: il Napoli ieri ha giocato la miglior partita del campionato. Una partita praticamente mai in discussione, fatta eccezione per i primi venti minuti. Al Verona – che fin qui in casa aveva vinto otto partite su nove – abbiamo lasciato due occasioni in novanta minuti: una per tempo, entrambe sul piede di Toni. Per il resto è stato un dominio. La naturale prosecuzione di quel che si era visto nei primi sessanta minuti contro la Sampdoria. Una squadra concentrata, molto attenta in fase difensiva e capace di far male a ogni affondo. Una squadra che non gioca più per dimostrare qualcosa, che sembra consapevole dei propri mezzi. Che gioca con la testa rivolta all’obiettivo: la vittoria.

Un tre a zero senza storia che ha mostrato i frutti del lavoro che Benitez sta svolgendo da mesi. Perché sì è stata la partita in cui abbiamo avuto la conferma di Mertens, in cui ancora una volta abbiamo visto di cosa sia capace Higuain (che numero ha fatto sul fallo laterale con quella portata avanti col destro e il tiro a lato di pochissimo) per non parlare di Callejon. Il Napoli davanti è uno spettacolo per chiunque ami il calcio. Ma sulla qualità degli ultimi arrivati ormai persino gli scettici hanno esposto bandiera bianca. E no, ieri è stata la giornata in cui abbiamo capito che il lavoro paga. È stata la giornata di quelli che in politica vengono definiti peones, di chi fin qui ha svolto ruoli da comprimario. È stata la giornata di Armero (Iturbe inesistente), è stata la giornata di Fernandez (perme ha giocato persino meglio di Albiol) ed è stata la giornata di Christian Maggio (memorabile quel recupero in scivolata in diagonale nel secondo tempo), forse l’uomo fin qui più criticato. Succede a chi lavora. Succede a chi fa sport come se fosse un lavoro. Ripetere il gesto tante volte, mille volte, tutti i giorni eppure non va. E chi ti segue ti dice di non abbatterti, di insistere. E finalmente arriva il giorno in cui senti la mente libera e le gambe che corrono. E ti sembra che tu abbia sempre giocato in quel modo, con quel modulo. E succede a chi – come Rafa- crede fermamente nelle proprie idee.

Insomma, qualcosa è cambiato. Era cambiato già dalla Samp, a dire la verità. E così come accaduto contro la squadra di Mihajlovic, il Napoli ha avuto problemi solo quando ha abbassato la capacità di concentrazione. Anche ieri nel secondo tempo, quando – sull’uno a zero – abbiamo perduto qualche pallone di troppo a centrocampo e sprecato occasioni sotto porta (quelle, però, non per mancanza di concentrazione). La differenza, rispetto a prima, è che nel 2014 le nostre amnesie non vengono punite. Ieri sono state poche, pochissime, ma in altri casi siamo stati castigati alla prima leggerezza. Ieri no.

Ora sarebbe facile sorridere di chi chiedeva (e chiederà) un centrocampista in più, un difensore aggiunto, magari due portieri. Il calcio è bello perché ciascuno dice la sua. Ma ieri abbiamo capito che la squadra segue Rafa senza se e senza ma. Che in questi mesi ha continuato ad allenarsi con tenacia e applicazione. Perché cambiare modulo di gioco e mentalità dopo quattro anni non è operazione così agevole. Il Napoli di Mazzarri era una squadra che giocava praticamente a memoria. E proprio Maggio era uno degli interpreti più straordinari di quel calcio.

Ora, ovviamente, non montiamoci la testa. Ma nemmeno possiamo negare la realtà. E la realtà ci descrive un Napoli anche in campionato in formato europeo. Bisogna ancora lavorare sulla testa. La partita perfetta la giocheremo quando non avremo più amnesie. Ma la forza della nostra squadra ieri l’abbiamo vista nei volti dei nostri avversari. Nei loro occhi leggevi rassegnazione. Una sensazione che noi ben conosciamo. Ecco, oggi siamo noi a impadronirci del campo e a dettare legge. Noi, il Napoli. Una sensazione che non provavo da tantissimo tempo.

Ovviamente, la più grande soddisfazione sono le due partite senza gol subiti. Uno zero che ci inorgoglisce. Due sono anche le vittorie consecutive. In campionato non perdiamo dalla sciagurata sconfitta interna col Parma, sei risultati utili consecutivi. Il 2014 è appena cominciato. Come già scritto, ci divertiremo.
Massimiliano Gallo

post scriptum: che belli gli azzurri che a ogni fine gara vanno a salutare i tifosi.

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