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La lobby juventina è dovuta ricorrere ai bambini. Ma quei cori non erano goliardate?

Caro Max, non c’era modo migliore per spiegare, anche ai nostri bambini che per la generosità di De Lauerntis possono respirare l’atmosfera del San Paolo nelle tribune family, sotto la Nisida, che cosa è una lobby. Condivido la tua indignazione per il tentativo di cambiare, ancora una volta le regole del gioco, utilizzando la stampa e le istituzioni compiacenti. Tranquillo però, contro la Unione Europea del calcio anche la gloriosa macchina da guerra della Juventus ha le armi spuntate, perché la severa normativa Uefa contro il razzismo e i suoi derivati, che impone la chiusura dei settori incriminati, non consente alcuna deroga furbesca.
L’occasione è comunque propizia per rimarcare che la lobby ha pagato pegno, dal momento che per avanzare la sua indecente proposta, ha dovuto sconfessare la linea della goliardia, riconoscendo, facendosi scudo di quegli innocenti bambini juventini, che i titolari di quei settori (sic) sono dei teppisti e dei violenti.
È bene ricordare in ogni caso, quando si parla di lobby, che la bassa frontale di Andrea Agnelli porta l’ingente peso delle lobby familiari che l’hanno preceduto, maestre nel trarre vantaggio anche dalle tragedie della guerra, come ebbe modo di denunciare il Comandante Mario De Bernardi, prestigioso aviatore e collaudatore, vincitore della Coppa Scheneider 1926, il quale rivelò che, ancor prima dell’ingresso della Italia in guerra nel 1940 e per tutto il conflitto, continuammo a produrre gli aerei Caproni CR 2, già obsoleti perché “così vogliono Valletta e la famiglia Agnelli”. (Buscaroli; Dalla parte dei vinti; pag. 109)
Antonio Patierno

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