Il giornalista leale e quello distruttivo. Ora De Laurentiis protegga Benitez

1. Caro presidente, qui la si stima. Tutti al Napolista la stimano (credo). Perché i risultati le danno ragione, perché lei è un imprenditore serio. Ma la stima non è obbligo di silenzio, converrà. 2. Caro Presidente, Lei ha perfettamente ragione. C’è una tipologia di giornalista sportivo che diremmo “distruttivo”. Ci sono quelli che si […]

1. Caro presidente, qui la si stima. Tutti al Napolista la stimano (credo). Perché i risultati le danno ragione, perché lei è un imprenditore serio. Ma la stima non è obbligo di silenzio, converrà.

2. Caro Presidente, Lei ha perfettamente ragione. C’è una tipologia di giornalista sportivo che diremmo “distruttivo”. Ci sono quelli che si divertono per il loro potere a fare la guerra agli allenatori. Ci sono quelli che fanno la guerra perché gli piace o gli conviene. Non è esclusiva napoletana: la razzaccia è più diffusa altrove. Creda, se avesse preso la Roma starebbe molto peggio.

3. Caro Presidente, Lei però ha detto a Radio Marte che la maggioranza dei giornalisti sono “leali” e li ha apprezzati per la loro lealtà. Che orrore. Il giornalista “leale” è una roba da regime, quale regime faccia lei. Pretesa po‘ populista, avere stampa amica e in mancanza di quella appellarsi al popolo in modo diretto. Oltretutto arriva tardi. Posti in piedi. Sia a livello nazionale, sia a livello locale. Perfino tra i presidenti del Napoli ne abbiamo avuti: caro don Achille, che possa dire forza Napoli laddove si trova e gioire con tutti noi.

4. Caro Presidente, creda, davvero, non è polemica. Lei ha tenuto quasi due ore i tifosi su twitter. Fra i suoi interlocutori c’era qualche quindicenne. E nessuno ha pensato di farle domande gran che aggressive. Si può leggere tutto qui, sul Napolista, la trascrizione di quella conversazione. Nessuno si è avventurato nei suoi enigmi. Li hanno tutti presi per buoni. Compreso il ragù.

5. Caro Presidente, Lei ha bisogno dell’opinione pubblica. Non solo dei tifosi. Perciò – ma dico davvero senza polemica né ammiccamento – la smetta di gestire una comunicazione sorda, permalosa, reattiva, poco sapiente e allo stesso tempo basata sulla favolistica. Le faccio qualche esempio ai punti successivi.

6. Caro Presidente, nessuno le chiede l’ingenuità di una educanda. Ma si può dire, che fra lei e Mazzarri è andata in scena per un anno (lei ha detto che lo sapeva da due anni che quello se ne sarebbe andato) una commedia opaca, ipocrita, fatta di reticenze, di scaricabarile e di quello che gli americani chiamano “fingerpointing” (“è stato isso, no è stata essa”). Walterino non “osava” i giovani e aveva paura anche delle ombre, ma Lei, presidente, l’avrebbe coperto se avesse sbagliato con i giovani? Si risponda lealmente. Noi presuntuosi crediamo di conoscere la risposta giusta

7.  Caro Presidente, “scurdàmmece o’ passato” e guardiamo avanti: non sarebbe il caso di mettere accanto a Benitez un “gorilla” della comunicazione, un redivivo Carlo Iuliano (ciao Carlo, insuperabile avversario di sempre, detto da cronista)? Insomma uno che più che informare i giornalisti, DIFENDA l’allenatore dai giornalisti. Uno che gli insegni a non cadere nelle trappole dei distruttivi, uno che non gli faccia perdere tempo ed energie (N.B. queste righe non sono un auto candidatura: sono vecchio e non sarei capace di farlo. Scusi la pedanteria, ma a Napoli si pensa sempre alla stessa cosa)

8. Caro Presidente, Lei con Benitez il giochino del copro/non copro, lo difendo/non lo difendo non potrà farlo. Con Benitez lei è entrato nel giro del grande calcio internazionale. Quello dove vorrebbe entrare con tutto il Napoli. Creda, la “cazzimma” di cui Lei si sente produttore su scala industriale, lì non è che una componente e se è esibita è ritenuta maleducazione. Ci vuole un po’ di lealtà, ma guarda te la lingua italiana. Sia leale con Benitez. Lo difenda dai “distruttivi” e dagli umori dei tifosi, anche dai nostri. Lo difenda anche nei momenti bui. Lotti, cresca e vinca con lui. Non sia miope, è una cosa importante.

9. Caro Presidente, una parte di questa crescita aziendale, manageriale, culturale del Napoli (di questa rinuncia ad essere solo furbi) si chiama “trasparenza”. Non si preoccupi, non vogliamo una webcam attaccata ai suoi pantaloni. Non siamo Julian Assange. Ma evitare di esprimersi per enigmi e silenzi aiuterebbe molto, perché è sugli enigmi e i silenzi che lavorano i distruttivi, spesso perché sono depistati e allora lavorano di fantasia.

Caro Presidente, riepilogo: il Napoli può usare Benitez come ha usato Mazzarri e poi salutarlo con più o meno amarezza. Ma il Napoli può anche usare Benitez per diventare una società grande, vera, seria. Quella che lei dice di voler costruire (però per favore, lo ricordi: noi siamo tifosi del Napoli, non del Gruppo de Laurentiis).

Si tratta di fare il salto più difficile che ci sia per individui e aziende a Napoli: lasciare il plebeismo e diventare moderni. Buon twitter, presidente. E Forza, mille volte forza Napoli.

Vittorio Zambardino

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