Vedo troppo ottimismo in giro, il secondo posto è ancora da conquistare

E’ solo buon senso: posso dissentire dal marcato ottimismo ufficiale? Per molti “siamo in champions”. E non a caso ieri sul Corriere del Mezzogiorno l’editorialista di riferimento, un tifoso di professione giornalista, chiamava a gran voce “l’unione sacra” tra De Laurentiis e Mazzarri per i prossimi settantadue anni, a suggello e garanzia futura dei clamorosi […]

E’ solo buon senso: posso dissentire dal marcato ottimismo ufficiale? Per molti “siamo in champions”. E non a caso ieri sul Corriere del Mezzogiorno l’editorialista di riferimento, un tifoso di professione giornalista, chiamava a gran voce “l’unione sacra” tra De Laurentiis e Mazzarri per i prossimi settantadue anni, a suggello e garanzia futura dei clamorosi risultati ottenuti. Ma non occupiamoci di questo, occupiamoci di un umile ragionamento terra terra da fare col calendario in mano. (N.B. sì, prego, è consentito leggere con le mani dove sappiamo per i signori uomini e le signore facciano come credono. Ma accertatevi che lo scroll del computer o del telefono funzioni o dovrete interrompere il rito).
Il succo è: la Champions diretta, senza qualificazioni, cioè il secondo posto in classifica non ce l’abbiamo ancora. Tanto più se a Milano si dovesse perdere, ma perfino in caso di pareggio (in caso di vittoria a san Siro, forse è il caso di essere ottimisti).
Guardiamo il calendario: ci aspettano in casa l’Inter e un Siena in disperata lotta per non retrocedere e – attenzione! – in trasferta il BOLOGNA di Pioli e la Roma.
Queste due sono le più pericolose. Perché Pioli ha già dimostrato in tre occasioni di saperci battere e il Bologna ha dimostrato continuità di rendimento (impressionante la sua sfortunata partita in casa con la Juve). E perché la Roma deve realizzare la cosmesi di una stagione fallita, ma ha dimostrato nel derby di essere squadra molto pericolosa, soprattutto se la si affronta con una difesa lenta e poco alta.
Ecco, nulla di scientifico e nulla di colto. Un modesto, sommesso consiglio: aspettiamo a pensarci secondi, la strada è lunga e gli avversari rispettabilissimi. E poi perché, come diceva un vicino di casa dei miei: “A Napoli, o’ cchiù tuosto a scurtecà, è a cora (coda)”.
Vittorio Zambardino

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