Non siate possessivi, i grandi eventi non sciupano Napoli

Mentre attendiamo la trasferta di Pescara, l’aritmetica certezza del secondo posto e magari il passaggio indenne del calciomercato, seppur con ritardo vorrei dire brevemente la mia sul tema sollevato da Claudio Botti qualche giorno fa. La premessa è sempre la stessa. E cioè che non vivo più a Napoli e bla bla bla… E che […]

Mentre attendiamo la trasferta di Pescara, l’aritmetica certezza del secondo posto e magari il passaggio indenne del calciomercato, seppur con ritardo vorrei dire brevemente la mia sul tema sollevato da Claudio Botti qualche giorno fa. La premessa è sempre la stessa. E cioè che non vivo più a Napoli e bla bla bla… E che anche se avessi potuto votare a Napoli, de Magistris non l’avrei votato. Insomma, due anni fa – come peraltro anche Botti – non ho festeggiato l’inizio di una rivoluzione che avrebbe consegnato Napoli all’olimpo delle città all’avanguardia. Ovviamente ero curioso di capire vedere all’opera il sindaco “scassatore”. E ho assistito, anche con un pizzico di sorpresa, al distacco via via più crescente di una certa borghesia napoletana da Palazzo San Giacomo.
Capisco le critiche, per carità. Comprendo la sensazione di abbandono, la mancanza di condivisione di scelte che i cittadini subiscono quotidianamente. Però mi pongo una domanda, per la verità nemmeno tanto originale: ma come andrebbe guidata Napoli? Su quali direttrici andrebbe condotta la nostra città?
Ecco, io credo – a differenza di Botti – che la visione di de Magistris non sia sbagliata. Ricordo, era il 2003 se non ricordo male, che Napoli arrivò a un passo dall’ospitare l’America’s Cup (quella vera) praticamente puntando esclusivamente sulle bellezze naturali. Il nostro fiore all’occhiello non fu un progetto avveniristico e concreto di trasformazione di Bagnoli (abbiamo visto poi com’è andata) bensì una fotografia. Perché, è inutile negarlo, è quello il patrimonio di Napoli. Ed è da lì che bisogna provare a compiere passi in avanti.
Capisco la concettuale avversione verso la logica dei grandi eventi ma la ritengo obsoleta, fuori dal tempo. La radicale e fin qui definitiva trasformazione di Barcellona parte dalle Olimpiadi del 1992. È innegabile che Napoli abbia vissuto un momento di rinascita (lasciamo stare il Rinascimento) due anni dopo con l’organizzazione del G7. Poi, certo, le grandi occasioni possono anche andare perdute, come furono Italia 90 e magari anche i Giochi Olimpici per Atene. Ma Napoli e i napoletani dovrebbero capire e assecondare il cambio di linea della città.
È una città unica? Tutti voi lo dite, tutti voi fotografate il Vesuvio, Capri, via Caracciolo, Castel Sant’Elmo. Però non la volete condividere. Non volete che la vostra Napoli venga “guardata” da altri. Deve stare chiusa in casa o magari partecipare solo ad eventi selezionati. A numero chiuso, potremmo dire. Un comportamento a mio avviso di scarse vedute e sicuramente castrante. A maggior ragione quando le casse della città segnano ormai rosso fisso.
Insomma, cari napoletani, se non vinciamo la nostra morbosa possessività, Napoli appassirà davanti ai nostri occhi. Uno sguardo non ha mai sciupato nessuno. Lasciate che la guardino. Dalle vele di una barca, da un campo di tennis, da set cinematografici. È nata anche per questo Napoli. Non lasciatela sfiorire per il vostro egoismo.
Massimiliano Gallo

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