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Cari fan di Insigne, placatevi. State osannando uno che non ha fatto niente e così lo state rovinando

Cari adoratori di Insigne, basta così. Smettetela subito. Ora. Immediatamente. Non so perché ma siete tanti. Chiariamolo subito: siete persone di sicura competenza calcistica. Ma non avete capito niente. State continuando a montare un ragazzo già montatissimo di suo.

In estate è bastato un assist in amichevole per salutare l’arrivo del Nuovo Fenomeno. Poi un paio di dribbling in Nazionale hanno sancito una precocissima consacrazione a predestinato, sicuro eroe dei Mondiali 2014.

Scusate, ma perché vi siete fissati in questo modo? Ma che ha fatto finora Lorenzino per meritare tante attenzioni? Provo a riepilogare: gioca le prime due partite di campionato, s’impegna, fa intravedere qualche dote ma francamente non lascia il segno. Poi, con il Parma, entra al posto di uno svagato Cavani e fa subito un gol. Un gol normalissimo, per la verità (e l’assist del suo concorrente Pandev era invece splendido). Cinque minuti dopo è di nuovo lanciato verso la porta, entra in area e potrebbe segnare di nuovo con un semplice tiro in diagonale. Ma lui no, lui è il nuovo Messi, quindi fa un pallonetto in corsa, ma è solo un ridicolo passaggio al portiere.

Quattro giorni dopo gioca dall’inizio contro l’Aik, avversario abbordabilissimo. Anche in quel caso, fa la sua onesta partita ma il protagonista di giornata è Vargas.

A Catania la partita si era messa male un po’ per tutti. Squadra moscia e distratta. Lui entra per dare la scossa, si piazza a sinistra ma invece di provare a raggiungere il fondo per allargare la difesa avversaria, continua ad accentrarsi per cercare di fare il gol “alla Del Piero”. A venti minuti dalla fine c’è una punizione dal vertice dell’area. Sotto porta arrivano tutti i nostri saltatori, ma lui tira direttamente verso l’incrocio. Alto di due metri. Non so voi, ma io in quel momento l’ho mandato fragorosamente a fanculo.

Con la Lazio subentra e fa due o tre cose molto belle. Sarebbe disonesto non riconoscerlo. Ma giocava contro una difesa allo sbando, in quei casi si esalta pure un Russotto qualunque.

Contro la Samp, con un Napoli in affanosa difesa del golletto, il vostro Messi di Frattamaggiore continua a giocare una partita tutta sua, fatta di azioni insistite e tiri velleitari. Stessa musica contro l’Udinese. Con l’aggravante di quel mancato passaggio a Cavani che avrebbe potuto chiudere la partita.

Ora, lo conoscete quel celebre aneddoto legato a Petrolini? Durante una sua esibizione, c’era uno spettatore del loggione che lo sfotteva. Lui si fermò e disse: “No, nun ce l’ho con te, ce l’ho co’ quello che te sta de fianco e che nun te butta de sotto”. Ecco, io non ce l’ho con Insigne, ce l’ho con voi che continuate ad esaltarlo come se fosse un fuoriclasse. Invece è solo un ragazzo promettente. E’ veloce, ha un’ottima tecnica, ha un carattere spregiudicato. Ma deve capire dove sta. Gioca in serie A in una grande città, in una squadra prima in classifica. E allora deve capire la Prima Regola del Calcio: il pallone si passa.

Voi dite: “Salta l’uomo con una facilità incredibile”. Come avete detto? “L’uomo”, al singolare? Magari. Questo è un dribblomane, pretende di saltarne tre o quattro alla volta… Scusate, ma voi avete pure una certa età, dovreste ricordarvi come giocava un certo padreterno: un dribbling o al massimo due, se proprio necessario. Altrimenti subito un tocco o un lancio di prima intenzione. E anche Zola faceva così.

Scendendo (molto) di livello, devo ricordarvi che il Pocho aveva fama di individualista, ma cercava molto spesso l’ultimo passaggio. Sì, poi lo sbagliava, ma il piede era bello ruvido. Lorenzino invece i piedi ce li ha buoni, ma purtroppo crede di giocare ancora nel cortile sotto casa.

Chiudo dicendovi che forse non ci crederete, ma io adoro Insigne. Gli voglio bene come se fosse mio nipote. Ma al ragazzino scapocchione ogni tanto bisogna fare una cazziata. E magari fare anche un discorsetto ai genitori, che lo viziano troppo e gli fanno credere che debba fare un miracolo per ogni pallone che gioca.

Giulio Spadetta

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