Ho letto le notizie sulle disavventure capitate ai migliori giocatori del Napoli e i commenti. Tra i tanti aspetti interessanti, mi ha colpito la discussione sulla normalità o meno di Napoli. Ho quindi pensato alle percezioni del clima di sicurezza avute in altre città, più o meno sicure di Napoli.
Per un paragone tra le mie personalissime sensazioni, confronto Napoli a Copenhagen e a New York.
Nel primo caso la differenza è lampante e non servono tante parole: a Copenhagen non hai timori, perché senti di stare in un posto civile e con poche contraddizioni socio-economiche.
Nel secondo caso le sensazioni sono articolate. In generale a New York non ti senti sicuro, con l’aggravante del timore di poter essere aggredito molto più violentemente di quanto necessario per gli scopi dell’aggressore. In altri termini, a Napoli puoi supporre che, se ti minacciano con una pistola per avere l’orologio, la consegna dell’orologio eviterà l’uso della pistola. A New York, invece, hai il dubbio che possano prima spararti e poi prenderti l’orologio.
Tuttavia, la situazione di New York a me è apparsa diversa nel tempo e secondo i luoghi. La sicurezza è molto aumentata: anni fa quella città era molto pericolosa, oggi lo è molto meno. Le incertezze restano elevate in alcuni quartieri, dove è meglio andare solo se accompagnati da persone che in qualche modo garantiscano per te o non andare proprio.
Quindi, escludendo Copenhagen per l’impossibilità del paragone con Napoli, mi chiedo quale sia la causa della differenza tra le percezioni avute recentemente a New York, rispetto a quelle che sento quando vengo a Napoli.
Riferendomi ai luoghi centrali, a me pare che la differenza fondamentale (a sfavore di Napoli) derivi dal fatto che a New York (Manhattan) c’è molta più polizia in giro. La presenza delle forze dell’ordine è capillare, organizzata e … visibile. I poliziotti, che pattugliano i luoghi con mezzi diversi ma prevalentemente a piedi, danno immediatamente l’impressione di sapere il fatto loro, grazie alla stazza fisica e all’attrezzatura di cui sono dotati, e intervengono decisamente per far rispettare la legge, anche in modo cavilloso. Peraltro sono addestrati alle relazioni amichevoli con chi devono proteggere (turisti compresi) tanto che i bambini di New York li salutano, si fermano a parlare con loro, ci scherzano.
Anche nei quartieri residenziali la situazione è molto migliorata: vi girano continuamente macchine della polizia (che procedono a passo d’uomo) con gli agenti che osservano tutto e, se hanno il dubbio che qualcosa non quadra, scendono dalla macchina e intervengono, magari solo per chiedere spiegazioni. La notte la loro presenza la avverti dal fatto che la luce dei lampeggianti illumina la camera da letto, se non hai chiuso del tutto le imposte.
È evidente che a New York nel tempo si è attuato decisamente un piano per la sicurezza studiato nei dettagli.
È ancora una città pericolosa? Potenzialmente sì, molto; effettivamente molto meno, salvo alcune zone particolarmente difficili. Napoli lo è potenzialmente ed effettivamente. Perché?
Secondo me perché a Napoli c’è un clima di impunità, dovuto alla mancanza sia della prevenzione (presenza della polizia) sia della eventuale repressione (intervento tempestivo e professionale degli agenti).
A Napoli come a New York ci sono tanti problemi che spiegano le radici e la natura dei fenomeni delinquenziali. Tuttavia, la differente presenza fisica e la diversa efficacia della legge sul territorio balza agli occhi e, a parità delle altre condizioni, a me pare determini la diversa percezione della situazione sul piano della sicurezza pubblica.
Giovanni Mastronardi