Ma il gol più bello è la mano de dios
22 giugno 1986, venticinque anni fa. Serata estiva, c’è una partita del Mondiale, gioca Diego. Si va a vederla a casa di zio Lello. Partita blanda, nel primo tempo se non ricordo male l’Inghilterra sfiora il gol. poi, nella ripresa, improvvisamente tutto cambia. La storia si sofferma su quel campo del Messico. Ma non per quel gol […]
22 giugno 1986, venticinque anni fa. Serata estiva, c’è una partita del Mondiale, gioca Diego. Si va a vederla a casa di zio Lello. Partita blanda, nel primo tempo se non ricordo male l’Inghilterra sfiora il gol. poi, nella ripresa, improvvisamente tutto cambia. La storia si sofferma su quel campo del Messico. Ma non per quel gol che ipocritamente oggi tutta l’Italia celebra, persino chi, come Emanuel Audisio, otto anni dopo scriverà un articolo indegno contro Maradona.
La grandiosità di Diego non si misura su quella palla presa a metà campo e portata fin dentro la porta di Shilton. Quello era un gioco da ragazzi per Maradona. Chi si schiera dalla parte dei più deboli non può segnare solo così. La guerra della Malvinas (Falklands è all’inglese e non è il caso) non può essere vendicata solo con la tecnica. Troppo facile. No, bisogna vincere con l’inganno, con l’astuzia. Bisogna far capire che noi siamo superiori. E quindi non c’è nulla di meglio che chiudere un triangolo con un beffardo colpo di pugno e poi esultare prima blandamente poi in maniera sempre più convinta. Il gol del Novecento è quello. E chi non lo ammette è un ipocrita che col gioco del calcio non ha nulla a che spartire.
Diego è entrato nella storia in quel momento. Poi ha solo dovuto scartare mezza squadra per farsi accettare. Ma per lui è stato come bere un caffè. Il gol più bello dell staoria resta quello, l’unico da celebrare. Sono trascorsi 25 anni, eppure sembra ieri. Rione Alto, le grida del balcone. La mano de dios. Noi c’eravamo. E peccato per chi se l’è persa.
Massimiliano Gallo