Bluff e controbluff, sembra una partita di poker

Non siamo a Las Vegas ma al Neapolis casinò (l’accento sulla o è parecchio facoltativa). Al tavolo due signori si sfidano in un texas hold’em all’americana. Uno di fronte all’altro fra bluff e contro-bluff di puntata e di parola. Il signore con la barba ha molte più fiches da giocare, all’altro con gli occhiali ne […]

Non siamo a Las Vegas ma al Neapolis casinò (l’accento sulla o è parecchio facoltativa). Al tavolo due signori si sfidano in un texas hold’em all’americana. Uno di fronte all’altro fra bluff e contro-bluff di puntata e di parola. Il signore con la barba ha molte più fiches da giocare, all’altro con gli occhiali ne sono rimaste invece pochissime. Uno di quei duelli alla “mezzogiorno di fuoco”, entrambi con le pistole nella fodere e le mani pronte a schizzare sui grilletti. Ma l’ora del fatidico scontro sembra non arrivare mai. Pare che l’orologio batta eternamente le 11.59. E il pubblico in sala respira l’adrenalina che trasmettono i due contendenti.
Era questo ciò che sognavamo? Credo che tutti risponderemmo di no. Eppure siamo tutti qui a prendere le parti dell’uno o dell’altro. Fa bene al nostro Napoli questa assurda situazione di stallo? Anche qui credo che tutti, senza riserve, risponderemmo all’unisono la stessa risposta.
Per un verso siamo grati a chi in pochi anni è stato l’artefice e lo stratega che ha portato una squadra dalla C ai vertici del calcio italiano e che a breve si inserirà (valuteremo con quale forza) nel sistema europeo. Dall’altro siamo riconoscenti ad un allenatore che ha valorizzato al massimo una rosa che (diciamola tutta) non era strutturalmente all’altezza per compiere il campionato che ha conseguito al terzo posto.
Tra i due contendenti, ognuno beniamino a suo modo per una parte della tifoseria, c’è di mezzo una verità che ancora non conosciamo. Qual è il motivo del divorzio? Le sirene di Juve e Roma oppure l’inconsistenza del progetto tecnico paventato dalla società? Non è da escludere che le verità siano entrambe valide.
Come scrissi poco tempo fa siamo alla resa dei conti. Sollevando dall’incarico Mazzarri, DeLa si assumerebbe tutte le responsabilità. Avrà il dovere di smentire con i fatti il tecnico livornese. Prima scacciando le richieste che piovono sulle teste dei pezzi pregiati azzurri e poi acquistando calciatori capaci e di comprovata esperienza in campo internazionale (per la cronaca non sono né Trezeguet né Dzemaili). Così non fosse saremmo costretti a rivedere ogni accusa fatta a Mazzarri e a dare ragione al tecnico livornese.
Se invece Walter restasse alla guida degli azzurri si assumerebbe una bella responsabilità, anche se la società non lo accontentasse e non seguisse le sue indicazioni in sede di mercato.
Quale sarà l’epilogo? Manca un eterno minuto. Se fossi in DeLa non caccerei mai Mazzarri, pur dandogli torto marcio per come ha gestito gli ultimi due mesi. Abbandonerei ogni istinto di rivalsa. In primis perché nel calcio la continuità tecnica è un valore abnorme, poi perché ha dimostrato sul campo di essere un signore allenatore. Uno che ha portato gente come Grava e Aronica a livelli inimmaginabili e ha resuscitato dal dimenticatoio Pazienza rendendolo tassello indispensabile per le manovre della squadra. Uno che ha permesso a Cavani di fare dieci gol in più della sua migliore stagione, uno che ha reso molto più partecipe Lavezzi alla coralità del gioco.
Chi dovesse succedere a Mazzarri, chiunque esso sia, avrà una pressione incredibile sulle spalle.
Trovino loro un modo per andare avanti e si inventino qualcosa su come salvaguardare le apparenze con la stampa. Ancora mi auguro che entrambi si alzino dal quel tavolaccio pieno di fiches e dorsi di carte francesi. Le girino le carte oppure le mandino all’aria.  Non vogliamo neppure saperlo chi dei due ha il punto più alto. Ad un altro tavolo si gioca la nostra partita. Tic-tac, tic-tac: pochi scatti e sapremo. La bomba è stata già piazzata. Saltassero loro. Molti di noi non ne hanno nessuna voglia.
di Valentino Di Giacomo

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