De Laurentiis ha fatto il bene della sua azienda

E alla fine vissero tutti felici e contenti. Almeno così pare, a leggere la gran parte dei commenti dei tifosi. Avevo detto che mi sarei accodato e accucciato a qualsiasi decisione avesse preso il nostro presidente, e allora così sia: resti Mazzarri e bravo de Laurentiis. Ma in questa vicenda anche il lieto fine lascia […]

E alla fine vissero tutti felici e contenti. Almeno così pare, a leggere la gran parte dei commenti dei tifosi. Avevo detto che mi sarei accodato e accucciato a qualsiasi decisione avesse preso il nostro presidente, e allora così sia: resti Mazzarri e bravo de Laurentiis. Ma in questa vicenda anche il lieto fine lascia l’amaro in bocca.Forse sarebbe bastato soffermarsi sul profilo psicologico del presidente per capire che sarebbe andata a finire così. “Quello due stipendi non li pagherà mai”, mi aveva scritto Fabrizio d’Esposito via sms. E poi se avesse cacciato Mazzarri a lui sarebbero stati imputati gli eventuali insuccessi futuri degli azzurri. È un uomo di tasca, Aurelio, un uomo d’impresa. Umorale sì, viscerale certo, ma alla fine per lui prevalgono sempre i bilanci. E allora ha lasciato che la rabbia sbollisse, ha potuto giocare al gatto col topo con un Mazzarri che si è reso via via più indifendibile (non dirò ridicolo), e alla fine ha ottenuto persino che si mettesse nero su bianco che il calcio Napoli perseguirà gli obiettivi seguendo il fair play finanziario indicato dalla Fifa e che quindi follie non se ne faranno. Insomma, non si è spostato di un centimetro dalla sua posizione. Dirà che la squadra ha avuto un suo ruolo nella vicenda in modo da cautelarsi ulteriormente: io volevo cacciarlo, lo spogliatoio lo ha voluto, ora tocca a loro e a Mazzarri. Farà persino finta che la sua sia stata una scelta di cuore.
Ha scelto con la mentalità dell’imprenditore, e ben venga. Le aziende si portano avanti così, con la testa non con lo stomaco. Del resto, lui non è un imprenditore geniale, è uno che gioca sul sicuro. E avanza a piccoli passi. Questo gli garantisce anche di evitare cadute nel vuoto. Ha ragione, quanto ha ragione Claudio Botti nel dire che i due non sanno nemmeno quale sia il valore affettivo della maglia azzurra. E va bene, ce ne faremo una ragione. Forse è meglio così. Il cuore ce lo mettiamo noi, lui ci mette la testa per garantirci la pazziella che tanto ci fa ammattire.
Poi, in conclusione, due pensieri. Uno va a Gasperini. Mi piacerebbe sapere che cosa davvero gli aveva detto il presidente. Che ruolo ha avuto in questa vicenda. E l’altro è un dubbio da cinefilo. A che cosa abbiamo assistito? La risposta più azzeccata forse è uno spaghetti-western all’italiana, con scazzottata finale prima del lieto fine. Certo, le grandi storie sono altra cosa. Devono avere il finale tragico, che sia il Dottor Zivago o Anna Karenina. Qua è sembrato un finale da film di Natale con tutti i protagonisti che escono insieme da una stanza dopo una serie di ridicole vicissutidini e si mettono a ballare mentre il pubblico che mangia gli ultimi pop-corn ridacchia e se ne va a casa contento. La specialità della casa, insomma.
Massimiliano Gallo

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