Partita indimenticabile, e via ad un altro tabù

Mezzogiorno di fuoco al “San Paolo”. Elementare, Watson. Nello stadio gremito per l’anticipo all’ora del ragù, un fuoco pirotecnico di emozioni. Un Napoli straordinario per impeto, determinazione, voglia disperata di farcela ribalta il match con la Lazio (4-3) con un secondo tempo ventre a terra. Lasciamo stare Italia-Germania del 1970. A Fuorigrotta, il cuore è […]

Mezzogiorno di fuoco al “San Paolo”. Elementare, Watson. Nello stadio gremito per l’anticipo all’ora del ragù, un fuoco pirotecnico di emozioni. Un Napoli straordinario per impeto, determinazione, voglia disperata di farcela ribalta il match con la Lazio (4-3) con un secondo tempo ventre a terra. Lasciamo stare Italia-Germania del 1970. A Fuorigrotta, il cuore è andato a mille più che a Città del Messico.Sette gol, e tre ne segna Cavani, supercannoniere azzurro di tutti i tempi con 25 centri stagionali (polverizzato il record di Vojak, 22 gol negli anni Trenta).
Per il Napoli la partita è stata tutta una rincorsa. Sembrava superiore la Lazio per assetto tattico, calma, difesa serrata e contropiede piccante col folletto Zarate. Dopo un’ora di gioco era avanti di due gol (29’ Mauri, 57’ Dias). Dominava con il numero e l’intensità dei suoi centrocampisti. Nella zona centrale, Napoli soffriva in inferiorità numerica. Reja (fasci di fiori dei tifosi prima della gara, omaggio al Clint Eastwood della risalita azzurra in serie A) aveva affollato il cuore del match con Brocchi e Bresciano davanti alla difesa, Gonzalez, Mauri e Sculli più avanti, Zarate che rientrava a prendere palla. Il Napoli sembrava spacciato con Pazienza e Yebda nella ragnatela laziale, aiutati da Hamsik, dai rientri di Lavezzi e Maggio. Ma quelli laziali erano centrocampisti puri, abili nella zona. Il Napoli metteva “pezze” occasionali.
La differenza più evidente era che il Napoli soffriva la gara, l’importanza della posta in palio, il terzo posto da difendere e il secondo da acciuffare dopo la sconfitta dell’Inter. La Lazio spegneva l’ardore degli azzurri. Era più ordinata, manovrava con calma. La voglia matta degli azzurri veniva tradita dall’imprecisione e dall’ansia. Cavani restava lungamente in ombra. Ma Hamsik e Lavezzi pompavano in continuazione l’offensiva napoletana. Se la sbrigava bene Yebda. Ma poiché Dossena giocava sulla linea della difesa, a centrocampo il Napoli continuava ad accusare una evidente inferiorità di uomini.
La Lazio passava al primo affondo dopo che Hamsik aveva impegnato Muslera da posizione defilata (22’). Abile Zarate a giocare la palla per Mauri in posizione di centravanti. Il laziale saltava due azzurri (Cannavaro, non volendo rischiare il rigore, mancava l’intercettazione finale in area) e infilava di punta De Sanctis (29’). La partita girava tutto a favore della Lazio col Napoli in angoscia. Mauri falliva il 2-0 in una occasione più facile di quella del gol (33’). Il Napoli sembrava prigioniero dell’avversario, magistralmente predisposto in campo da Reja. E quando a inizio di ripresa Dias infilava il raddoppio (57’) è sembrata la fine. Sulla punizione lunga di Garrido da destra, il difensore laziale bruciava la difesa azzurra spingendo il pallone in rete.
Un’ora di gioco e l’incubo di una sconfitta irrimediabile. Ma a questo punto salta fuori il Napoli irriducibile, il Napoli a tutta birra, il Napoli furente dei secondi tempi. In un minuto acciuffa il pari. I gol nascono da due punizioni di Lavezzi. Sulla prima, dopo un rinvio all’indietro di Sculli, Dossena insaccava di testa (60’). Altra punizione del Pocho: sul palo più lontano Maggio di testa serviva a centro-area Cavani che di testa infilava il pareggio (61’). Incredibile ed eccitante.
La partita si accendeva di mille episodi vibranti. Intanto, Muslera negava a Mascara (dal 58’ al posto di Pazienza) il gol del sorpasso (66’). Subito dopo una gran “botta” di Brocchi picchiava sotto la traversa e la palla rimbalzava dentro la porta (67’): liberava affannosamente la difesa azzurra. Né l’arbitro, né il guardalinee si accorgevano che la palla era entrata. Il soffio della fortuna scatenava il Napoli, mentre la Lazio calava visibilmente (calava soprattutto Mauri). Ma, sorpresa di nuovo amara, la Lazio si riportava avanti. Incursione di Zarate a sinistra, tiro, respinta corta di De Sanctis che Aronica ribatteva in rete (68’). Autogol ed era il 3-2 per la Lazio.
Però il Napoli era vivo e si rovesciava in avanti. La Lazio in difficoltà non era più ordinata. Ed era stanca. Sembrava stordita sotto gli assalti degli azzurri. Il sorpasso finale del Napoli era fantastico (mentre Gargano avvicendava Dossena, 76’). Hamsik, che era arretrato dopo l’uscita di Pazienza, si riaffacciava alla ribalta. Lavezzi seminava il panico nella difesa laziale. Cavani era in attesa. Sul cross di Aronica, assist di petto di Cannavaro (!) nell’area laziale per il Matador che Biava atterrava: rigore e “rosso” diretto per il difensore. Dal dischetto, il bis dell’uruguayano (81’) per l’inimmaginabile 3-3.
Ma il Napoli voleva di più. La rimonta confondeva la Lazio che giocava in dieci gli ultimi dieci minuti. Aveva avuto in pugno la partita, rischiava di perderla. Reja avvicendava Bresciano con Stendardo (82’) e Zarate con Floccari (83’). Mazzarri giocava con quattro punte (86’ Lucarelli per Yebda). Assalto all’arma bianca. Lazio confusa. Napoli da applausi. Il pareggio non gli bastava e arrivava il 4-3. Una gran torsione con colpo di testa di Mascara consegna a Cavani il terzo proiettile della partita del Matador: l’uruguayano con un pallonetto beffava Muslera (88’). E, finalmente, l’ansia, la furia, le emozioni di una partita pazza si placavano.

Il Napoli è secondo (a tre punti dal Milan) con una partita indimenticabile che ha infranto un altro tabù: non batteva la Lazio in casa da quindici anni. E’ l’anno dei miracoli. A Bologna non giocherà Cavani: era diffidato, è stato ammonito.
Mimmo Carratelli

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