Ajax-Napoli 40 anni fa
Pacileo, Zoff e io

Non è l’Ajax, non è il Psv Eindhoven e, forse, è il Chievo d’Olanda questo Utrecht che giovedì sera verrà a saggiare le chances del Napoli nell’Europa League. Mistero allo stato puro e perciò doppia incognita per gli azzurri. Famosa nel calcio, Utrecht, perché vi sono nati Marco Van Basten e Sneijder. Famosa per la […]

Non è l’Ajax, non è il Psv Eindhoven e, forse, è il Chievo d’Olanda questo Utrecht che giovedì sera verrà a saggiare le chances del Napoli nell’Europa League. Mistero allo stato puro e perciò doppia incognita per gli azzurri. Famosa nel calcio, Utrecht, perché vi sono nati Marco Van Basten e Sneijder. Famosa per la più alta torre d’Olanda, la torre del Duomo (112 metri) e arcifamosa per la sua università.
Nel calcio, così e così. L’Utrecht ha giocato cinque partite di campionato, mai pareggiando, due vittorie e tre sconfitte. La “stella” è un centravanti di 21 anni, Ricky van Wolfswinkel, quasi un metro e novanta, però scarso di testa, micidiale invece nel gioco palla a terra con rasoiate decisive a fil di palo. E’ il cannoniere del club con una tripletta d’autore al Celtic nei preliminari dell’Europa League. Un cliente ostico per Paolo Cannavaro, preoccupante per le topiche della difesa azzurra contro il Bari.
Una squadra olandese. Ricordi di un Napoli-Ajax, quarant’anni fa, al tempo della Coppa delle Fiere. Andammo ad Amsterdam con l’esile vantaggio di un gol di Manservisi al “San Paolo”. C’era la neve ad Amsterdam, i canali erano gelati e la gente passava disinvoltamente da una riva all’altra sulla lastra di ghiaccio. Non si giocò.
In piazza Dam, col collega Giuseppe Pacileo, prendemmo dalle rastrelliere un paio di biciclette e andammo a curiosare nel Red Light District tra le vetrine delle prostitute. La sera, in un night, una stupenda thailandese dai capelli nerissimi con riflessi azzurri eccitò la fantasia di un illustre tifoso al seguito, un commercialista napoletano, che l’aspettò in albergo come la furbona aveva promesso. Nell’attesa, il commercialista si profumò in maniera sconsiderata profumando l’intero albergo. Peppone Chiappella rideva come un matto. Peppe Covino, medico sociale e persona indimenticabile, passeggiò nervosamente nella hall perché non aveva trovato un casinò dove giocare. Ciccio Degni tirava scherzi a Romoletto Acampora. La thailandese non si fece mai viva.
Con Pacileo ci concedemmo una straordinaria cena nel locale più esclusivo di Amsterdam, “La pecora nera” (“Swarte Schaep”, indimenticabile) e non avemmo il coraggio di allegare il conto da nababbi nel rimborso-spese dei nostri giornali.
Eravamo una banda di amici al seguito del Napoli. Tornammo ad Amsterdam quindici giorni dopo. La primavera aveva sgelato i canali, la città era fantastica. L’Ajax era all’inizio della sua leggenda. Giocavano Cruijff e Krol. La partita non andò male, però ci mancava Altafini infortunato. Segnò Swart e il Napoli tenne lo 0-1 fidando nei supplementari e nella monetina. Con Pacileo eravamo nella fila più alta della tribuna stampa a contatto, alle nostre spalle, con indemoniate tifose (purtroppo anziane) che ci bersagliavano con le loro borsette mentre picchiavamo sulla macchina per scrivere (non c’erano i computer, non c’erano i telefonini). Incoraggiati dalla buona prestazione degli azzurri cominciammo ad abbozzare i nostri “pezzi” con un certo ottimismo. Ma, nei supplementari, entrò un devastante Suurendok che in quattro minuti fece tre gol a Zoff con Panzanato travolto dall’anonimo e scatenato olandese. Dovendo riscrivere gli articoli preparati con troppo ottimismo, sacramentammo da matti con Pacileo, sempre bersagliati dalle borsette. A quel tempo, centralinisti amici dei Telefoni di Stato ci agevolavano aprendoci la comunicazione con i giornali per tutta la partita e si godevano in diretta le nostre osservazioni. Quei centralinisti, a nostra insaputa, inserivano nel collegamento telefonico anche le case di alcuni giocatori del Napoli e le mogli potevano seguire “in diretta” i nostri commenti. Al ritorno da Amsterdam, la moglie di un giocatore si mostrò sorpresa. Ci disse: “Pensavo che foste delle persone a modo e invece …”. Aveva udito tutte le nostre parolacce al momento del naufragio del Napoli. Ma non aveva udito le parolacce di Zoff ripetutamente trafitto.
Ora, l’Utrecht non è l’Ajax e non è il Psv Eindhoven, ci sono i telefonini e i computer, e non ci sono più gli avventurosi e agevolati collegamenti telefonici che ci tradirono ad Amsterdam con le mogli dei giocatori azzurri. E’ tutto un altro mondo e, col pallone, non ci si diverte più.
Mimmo Carratelli

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