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Tessera del tifoso, schedatura e punti fedeltà

Tessera del tifoso: sì o no? Il provvedimento del ministro dell’Interno Roberto Maroni ha spaccato in due le tifoserie. C’è chi, pur di non rinunciare al proprio abbonamento e alle trasferte, in nome dell’amore per la propria maglia, ha sottoscritto la tessera. Ma si tratta di tifosi non organizzati, per la stragrande maggioranza: le curve ed i gruppi organizzati, infatti, continuano a ribadire la loro ferma decisione nel rifiutarla. La tessera del tifoso, frutto della circolare amministrativa (quindi non una vera e propria legge sottoposta a regolare iter legislativo in Parlamento) del 14 agosto 2009, è infatti definita dai più come un provvedimento liberticida. Effettivamente, il primo punto della polemica è la schedatura preventiva, presso le questure, di coloro che sottoscriveranno la tessera; non solo: la tessera, elettronica, possiede anche il sistema RFID che permetterebbe la localizzazione a distanza del soggetto (tutto ciò, in evidente contraddizione con il diritto alla privacy tanto reclamato dal governo nell’ambito del ddl-intercettazioni). Un’altra accusa alla tessera è il fatto di essere una carta di credito che può funzionare anche per la raccolta di "punti-fedeltà" nei negozi ufficiali delle società, e a questo punto è lecito chiedersi anche: la fidelizzazione del tifoso deve passare per forza attraverso un circuito bancario? In linea teorica non sembra affatto necessario, ma per le tante accuse dei tifosi la tessera è semplicemente uno strumento per far arricchire le banche che hanno stabilito questo rapporto di partnership con le varie società calcistiche. E le malelingue ricordano che Giancarlo Abete, presidente della FIGC, è fratello di Luigi, presidente della Banca Nazionale del Lavoro. Dopo aver toccato questi primi due punti, ora è bene sottolineare quanto, almeno in linea teorica, la tessera del tifoso possa andare a vantaggio della sicurezza negli stadi. I casi di violenza all’interno degli impianti sportivi, infatti, sono solo una piccola minoranza rispetto a quelli che vengono commessi fuori dagli stadi, nelle strade adiacenti. E nei dintorni dello stadio può andare qualunque libero cittadino, tesserato e non, quindi il problema della violenza non si risolverebbe così. L’unico risultato ottenuto finora dalla tessera del tifoso è stato quello di scioglimenti di gruppi e di intere curve, con la perdita di tutto il calore e la forza che solo il dodicesimo uomo in campo può dare.
Il Viminale è sempre stato abbastanza sibillino sulle caratteristiche della tessera, esaltandone solo gli aspetti positivi. Fermo restando che per abbonarsi per la prossima stagione il rilascio della tessera (a discrezione delle questure) è vincolante, ancora non si capisce a partire da quando la "fidelity card" sarà obbligatoria anche per recarsi in trasferta. Nemmeno lo spot che va in onda in questi giorni nelle reti Rai lo ha chiarito: nella comunicazione istituzionale, infatti, in cui dei bambini giocano a calcio sul terreno dello stadio Olimpico di Roma e raccontano di voler vivere uno sport sano e leale, viene illustrato lo scopo (riportare allo stadio le famiglie), ma non i mezzi. La protesta dei tifosi, anche attraverso video sul web, è insorta anche contro lo spot. E poca, davvero poca, è l’informazione giornalistica ai cittadini su questo provvedimento: in questo desolante scenario si è messa in luce una rete privata di Taranto, Studio 100 Sat, che ha mandato in onda un interessante documentario che vale la pena vedere.
(da Leggo)

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