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Preparo le mie tabelle
e stiro le camicie bianche

<em>Alla fine la droga è droga, non c’è niente da fare. Altrimenti non si spiegherebbe che alle nove della sera, in mezzo a Marchionne, Fini, Berlusconi, i due poveri soldati morti in Afghanistan, io riesca a trovare la forza di guardare il sorteggio della serie A su Sky e gridare: “Fabrì, il 29 agosto si va a Firenze”. Perché il tossicodipendente può parlare quanto vuole, in cuor suo lo sa che questo calcio non gli appartiene più, che non la rivedrà mai una squadra numerata da uno a undici senza quegli odiati cognomi sulla schiena. Eppure quando sente rimbalzare il pallone, il sangue gli va alla testa.</em>
<em>Il 29 si riparte. Da Firenze. E si va tutti là, come mi ha prontamente scritto Francesco Patierno in un sms. Da dove non lo so, perché sarò in ferie. Ma il 29 sarò al Franchi, come lo scorso anno, quando si sfiorò la rissa in tribuna con Luca e Fabrizio. Perché alla fine vince sempre il cuore, c’è poco da dire. Certo, io preoccupato lo sono. Ancora non ho capito come giocheremo; continuo a temere che mi cedano Quagliarella (Massimotto mi perdoni, ma per me è jucatore e non si discute); che il San Paolo fischi Cannavaro alla prima indecisione. Ma poi, più di tutto, non vedo l’ora di rivedere il Napoli, di tornare al San Paolo, di litigare, incazzarmi, gioire, fare tabelle.
Un tempo le avrei fatte già stasera, ma un po’ sono invecchiato e poi ancora non ho capito che Napoli sarà. Cominciare a Firenze, comunque, non mi dispiace. Certo, il rischio è grosso, però ne vale la pena. L’inizio non sarà facile, ma neanche la fine. Le ultime due contro Inter e Juventus lasciano fantasticare. E se fossimo lì, incollati, fino alla fine? Mah, vedremo. Mazzarri ci crede. Io sono un po’ più scettico, ma l’importante è che ci creda lui. Io, nel frattempo, comincio a stirare un po’ di camicie bianche.
</em><strong>Massimiliano Gallo</strong>

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