Come si batte il Bayern? Con la velocità

Eccola qua la panzer-division di Monaco di Baviera, la squadra che sta uccidendo la Bundesliga, la rutilante formazione di Jupp Heynckes. E’ il biondino che folleggiava nell’attacco del Borussia Moenchengladbach (210 reti negli anni ’60 e ’70), giunto alla bella età di 66 anni. Era alla guida della squadra bavarese anche ai tempi di Maradona, […]

Eccola qua la panzer-division di Monaco di Baviera, la squadra che sta uccidendo la Bundesliga, la rutilante formazione di Jupp Heynckes. E’ il biondino che folleggiava nell’attacco del Borussia Moenchengladbach (210 reti negli anni ’60 e ’70), giunto alla bella età di 66 anni. Era alla guida della squadra bavarese anche ai tempi di Maradona, Coppa Uefa 1989.

Eccolo lo squadrone dell’Allianz Arena che, in questa stagione, ha vinto 12 partite su 14 e scaraventato nelle porte avversarie 35 gol prendendone appena uno all’inizio di tutte le sfide proprio dalla squadra che era stata di Heynckes, il Moenchengladbach, una sconfitta sorprendente al via della Bundesliga, subito cancellata da un impressionante percorso di guerra.

Il portiere Manuel Neuer (1,93) è imbattuto da 1108 minuti. Il centravanti Mario Gomez (26 anni, alto 1,89, padre spagnolo) è già andato a segno 14 volte, un avvoltoio dell’area di rigore. Franck Ribery (28 anni, uno dei nani del Bayern: 1,70) è il più devastante esterno sinistro d’Europa. Tre giocatori (Neuer e i difensori Van Buyten e Jerome Boateng) sono vicini ai due metri. Altri otto giocatori superano il metro e ottanta. Un club di corazzieri con nove nazionali tedeschi e sei di altre squadre nazionali. Vogliono diventare i padroni d’Europa perché la finale della Champions si giocherà proprio a Monaco di Baviera il 19 maggio.

Achtung! Intanto fanno i furbi. Dicono che il Napoli è la squadra più forte del campionato italiano, che fa un bel gioco perché è formazione che predilige l’attacco uscendo dal solco del catenaccio e contropiede della tradizione italica, quella però che li ha fatti sempre soffrire e li ha sempre battuti.

Ecco il loro subdolo invito ad attaccarli per colpire il Napoli di rimessa perché hanno una difesa sontuosa (forse un po’ lenta nei centrali) e la capacità di distendersi in un fastoso contropiede manovrato con le discese a sinistra del terzino Lahm, uno dei pochi piccoletti di questa formazione di giganti, con le penetrazioni del poderoso Jerome Boateng (1,92) e dell’irresistibile Ribery a destra, col gioco pilotato da Schweinsteiger e da Thomas Muller e le finalizzazioni per Mario Gomez, l’aquila reale.

Quale gioco dovrà fare il Napoli per deluderli e imbarazzarli? Questo è il problema. Il Napoli non è squadra di colossi. Rende complessivamente al Bayern 150 centimetri (De Sanctis 1,90, tre piccoletti, sette oltre il metro e 80) e ha minore peso fisico.

In una serata felice, la velocità è l’arma per scuotere i guerrieri tedeschi, costringerli a non svagare sulle fasce aggredendoli lungo le corsie e costringendo Boateng e Lahm a non fare gli spavaldi attaccando.

Bisognerà pressarli sino alla morte perché guai a fargli girare la palla. Gioca a memoria, questa Sturmtruppen, con passo cadenzato e improvvise accelerazioni.

Precisa ed efficace la sistemazione in campo. Davanti ai quattro difensori, l’ucraino Anatolj Tymoshchuk e Schweinsteiger difendono e iniziano la manovra, il primo più arretrato, il secondo più in appoggio al fronte offensivo. A centrocampo (tanta gioventù) si aggiungono la concretezza di Kroos (21 anni) e la fantasia di Thomas Muller (22). Ribery parte da lontano e bisognerà impallinarlo prima che giunga in area. Mario Gomez non ha grande tecnica, ma è un attivissimo cannoniere puntando molto sulla forza fisica.

Messe così le cose, al Napoli serve un’impresa. Sulla carta, la superiorità del Bayern è preponderante. Solo l’Hoffenheim in casa propria lo ha costretto allo 0-0 punzecchiandolo in velocità. In Champions hanno liquidato seccamente (2-0) il Villarreal sul campo degli spagnoli e il Manchester City.

Al Napoli servirà tanta energia per ridurre la spettacolare vigoria dei tedeschi. In mezzo al campo ci vorrà un gruppo di lottatori (chi oltre Gargano?) per frenarne gli slanci e la difesa azzurra non dovrà essere mai scoperta. I tedeschi sono micidiali nell’uno contro uno. Franck Ribery, lo sfregiato di Boulogne-sur-Mer, ha scatti perentori e dribbling secchi. Meno male che non c’è Robben, ma l’assenza passa in secondo piano per la forza complessiva del Bayern.

Abbiamo un solo amico fra i tedeschi, il difensore Diego Armando Contento, nato a Monaco, 21 anni, padre di Afragola, tutti tifosi del Napoli in famiglia, e lui battezzato col nome del pibe, una maglia di Lavezzi autografata fra i suoi cimeli, un tatuaggio con il nome di Diego. Sarà in panchina, emozionato di entrare nello stadio delle imprese di Maradona.

Difendersi e attaccarli in contropiede come nelle più felici giornate del Napoli? Aggredirli subito? Attenderli per studiarne le mosse e ripartire potrebbe essere un tema tattico interessante a patto che il Bayern non diventi padrone del campo e non sfoderi la sua potenza d’urto prima che gli azzurri possano sorprenderli.

E’ un match difficile, ma molto entusiasmante. E’ il fioretto del Napoli contro la spada del Bayern. E’ Davide contro Golia in uno stadio che sarà pieno come non mai, come ai tempi di Diego, ma quello era un altro Bayern e non faceva paura.

La squadra di Monaco, 22 volte campione di Germania, sei vittorie continentali (quattro in Coppa campioni/Champions), due Coppe intercontinentali, è la regina del calcio tedesco.

Ci vorrà un grande Napoli, ci vorrà il Napoli di Manchester e di San Siro per abbatterla. Ci vorrà il Pocho più scatenato per fare saltare la fortezza tedesca, scompigliarne il centrocampo e mandare in affanno la difesa. Ci vorrà un super Hamsik. Ci vorrà il Matador della tripletta al Milan per sfondare la muraglia centrale bavarese. Partendo da lontano, non dando punti di riferimento, Cavani potrà puntare alla porta imbattuta di Neuer.

Ma ci vorrà, complessivamente, una gara di totale sacrificio, abnegazione, mutuo soccorso, esplosività fisica, corsa e assenza di errori degli azzurri, oltre al talento dei tre tenori, per cantare oj vita mia a Fuorigrotta.

Mimmo Carratelli

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