La grana dei premi Champions, chi sì e chi no

Mi sono svegliata con i sudori freddi. Mentre ero assopita nel sonno più profondo e navigavo alla deriva in mezzo alla tempesta, mi è comparso ‘o lione, Vinicio. Mi ha detto: “ascolta, tu, che hai il cuore nei calzini”. E ha iniziato a raccontare. Mi ha detto che la squadra azzurra è unita come non […]

Mi sono svegliata con i sudori freddi. Mentre ero assopita nel sonno più profondo e navigavo alla deriva in mezzo alla tempesta, mi è comparso ‘o lione, Vinicio. Mi ha detto: “ascolta, tu, che hai il cuore nei calzini”. E ha iniziato a raccontare. Mi ha detto che la squadra azzurra è unita come non mai, che ci sono dei Robin Hood che manco a pagarli oro li troveremmo altrove. Mi ha detto che alcuni giocatori hanno il premio Champions da contratto e che quindi non hanno problemi, ma che molti altri non ce l’hanno e che il filantropo De Laurentiis non glielo vuole concedere. E io mi agitavo nel letto. Mi ha raccontato che la squadra ha fatto fronte unico, con i più ricchi dalla parte dei più poveri. Mi ha detto che c’è fermento, che si combatte per assicurare i diritti di tutti.
Ma non si è fermato qui. Mi ha raccontato della contrarietà dei giocatori nei confronti del Presidente, che ha fatto loro visita dopo le due sconfitte contro l’Udinese ed il Palermo, che molti di loro si sono chiesi perché mai non fosse mai andato a trovarli dopo ogni vittoria. Qualcosa per cui val bene la pena protestare.
Mi ha raccontato che Mazzarri pretende dei rinforzi per la prossima stagione, rinforzi importanti, perché sa di aver compiuto un miracolo ma sa anche che i miracoli è difficile che si ripetano. Ha aggiunto che il presidente ha risposto dicendo che il processo di crescita del Napoli non viene alterato dalla qualificazione, insomma, due pianeti diametralmente opposti. Mi ha detto che la società è debole nella posizione di quelli che dovrebbero essere i mediatori, cioè Fassone e Bigon. Mi ha detto che Fassone fa niente di più né di meno di quello che dice Aurelio e che Bigon probabilmente andrebbe via insieme a Mazzarri in caso di abbandono del Mister. Mi ha detto che il punto che manca lo faranno contro l’Inter perché nessuno, in squadra, vuole fare i preliminari. Sono uomini anche loro e vogliono vacanze piene e nessuna partenza anticipata per il ritiro.
A questo punto non ce l’ho fatta più e gli ho chiesto la parola, gli ho detto: “ma come lo facciamo ‘sto punto contro l’Inter? Con il Principito?”. Non mi ha risposto, anzi, mi ha guardata con sufficienza. Mi ha sorriso dicendo “ragazza mia, ma non eri tu quella del crederci ad ogni costo?”. E vabbuò, gli ho detto io, crederci sì, ma mica sono io ad andare in campo. Mi ha detto che l’unico a perderci, in tutta questa storia, è il Napoli.
Faccenda torbida, torbidissima, che sta facendo ridere l’Italia intera a partire da quelli che finora erano incazzati neri per i nostri risultati splendidi splendenti. Ha detto che questi ragazzi che lottano come Robin Hood vanno incoraggiati, anche se il desiderio del punto mancante coincide con la salvezza delle loro vacanze, anche se a noi delle vacanze ci importa un fico secco, purché l’anno prossimo giochiamo due volte a settimana con quella celestiale musichetta nelle orecchie. Ha detto che ci hanno reso di cristallo un sogno che era fatto di ferro puro. Mentre stava andando via, ho chiesto a Vinicio perché nessuno, finora, abbia paventato una simile ipotesi. Mi ha risposto che se vai contro il Papa ti prendi la scomunica, vieni punito come si fa con i bambini, mica discutono con te da persone adulte.
Poi mi sono svegliata. La fronte imperlata e un mal di pancia da paura. Una voce nelle orecchie mi è apparsa forte e chiara, ma non sono riuscita a intuirne provenienza né intonazione. Diceva: “se Mazzarri resta significa che sotto questo progetto c’è qualcosa di concreto”. Che sogno assurdo, eh? E Forza Napoli. Sempre.
Ilaria Puglia

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