Alessandro Lucarelli: «Il fallimento del Parma sembrava Fantozzi, volevo picchiare Cassano»

Alla Gazzetta: "Ghirardi fu il primo a scappare. I giocatori che non si abbassarono lo stipendio mi fanno schifo"

Db Parma 10/08/2019 - amichevole / Parma-Sampdoria / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Alessandro Lucarelli

Alessandro Lucarelli è stato l’ultimo capitano del Parma in fallimento, anno 2015. “Accettai ventimila euro a stagione, non mi importava. Per il Parma ho sempre ragionato col cuore, più che con il portafoglio”, dice in un’intervista alla Gazzetta nella quale si toglie un’intero lastricato di sassolini dalle scarpe. “Non c’è più rispetto per figure come le nostre. Forse siamo scomodi? Non lo so. Resta il fatto che dopo 17 anni d’amore la mia storia con il club meritava un finale diverso. Sono stato mandato via senza avere una spiegazione chiara. L’ho trovata una mancanza di rispetto grave, sia per me come persona che per quello che ho rappresentato per la città di Parma. È una ferita aperta che sanguina ancora”.

“Presidente, ds, scappavano tutti. Mi hanno lasciato solo a combattere. È stato un anno tremendo. A un certo punto non avevamo nemmeno più i soldi per l’acqua o per andare in trasferta. Noi ci allenavamo e intanto una gru portava via strutture e materiali della società. Sembrava un film di Fantozzi. Invece era vero: un incubo a occhi aperti”.

Con Tommaso Ghirardi “avevamo un rapporto confidenziale. Quando ci esclusero dall’Europa League, conquistata sul campo, mi disse che era solo un errore burocratico e che tutto si sarebbe risolto. Invece fu il Vaso di Pandora, scoperchiò tutto il marcio che c’era sotto. Da lì in poi, mai più visto. È stato il primo a scappare”.

Manenti… Un pagliaccio. Fece quella conferenza stampa dal nulla, senza essersi presentato a nessuno. Poi venne in spogliatoio con un foglio bianco con scritto “100 milioni”. Dopo due settimane, ci disse che avevano sbagliato Iban a cui mandare i soldi. Io andai in banca e lo chiamai da lì… non sa quante gliene ho dette…”.

Lucarelli se la prende anche con i suoi ex compagni “che rifiutarono di abbassarsi l’ingaggio. E poi, in città o nelle interviste, facevano quelli innamorati del Parma. Mi fanno schifo. Non serve fare nomi, loro sanno a chi mi riferisco”.

E poi Antonio Cassano, “un caso a parte. Lui scelse di andare via e questo ci sta, ma sbagliò a tradire un patto fatto nello spogliatoio. Io avevo proposto alla squadra di aspettare prima di mettere in mora la società. Antonio, invece, fece di testa sua. Alla vigilia di una partita col Cesena andò da un giornale a raccontare tutto. Poi andò sotto la curva a parlare con i tifosi… proprio lui che non aveva mai voluto farlo. Mirante gli urlò “puoi smettere di fare il fenomeno Anto”. Io ero squalificato e scesi dalla tribuna di corsa: andai in spogliatoio convinto di prenderlo a pugni. Per sua fortuna ci separò Luca Bucci, allora preparatore dei portieri. Tempo due giorni e rientrò tutto. Noi ci chiarimmo, ma lui scelse ugualmente di rescindere e andare via”.

Tra le altre cose Lucarelli ricorda “la scaramanzia di Guidolin e Spinelli. Il mister odiava il viola e le Subaru. Una volta fece un viaggio in pullman girato di spalle per non guardare la marca della macchina davanti a noi. Il presidente, invece, non ti dava mai la mano prima della partita. Diceva portasse male”.

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