Hojlund: «Ora sono più maturo e forte rispetto a due anni fa, lo United mi disse che non facevo parte dei loro piani»
A Sports Illustrated: «Appena ho sentito l'interesse del Napoli, ho detto al mio entourage che volevo andarci: quando Conte ti chiama devi dire sì. Mi ispiro a Lukaku, Ronaldo e Lewandowski».

Cm Cremona 28/12/2025 - campionato di calcio serie A / Cremonese-Napoli / foto Cristiano Mazzi/Image Sport nella foto: Rasmus Hojlund
Rasmus Hojlund ha parlato a Sports Illustrated dei suoi primi mesi da giocatore del Napoli.
Le parole di Hojlund
Sono stati mesi piuttosto intensi. Prima di tutto, come stai? Come va la vita in generale?
«Sì, va bene. Tante partite, quindi tanto recupero e tanta concentrazione sulle gare, ovviamente. Ma sì, mi sto divertendo molto finora.»
Dall’Atalanta al Manchester United, fino ad arrivare qui. Pensi che a volte la gente dimentichi che Rasmus Højlund ha solo 22 anni? Ti senti un ventiduenne “esperto”?
«Sì. Ho giocato tante partite a livello professionistico. Ho disputato grandi tornei: la Champions League, l’Europa League, la Premier League, il campionato italiano. Ho già vissuto molto calcio e molti club, quindi sì, mi sento un giocatore con esperienza, anche se so di non esserlo del tutto. Ma qualcosa alle spalle ce l’ho. Ed è importante dare ciò che ho, continuando però a imparare, perché ho ancora tantissimo da migliorare. Ho 22 anni: non sono vecchio, ho ancora tanto margine di crescita.»
Rispetto al Rasmus di 20 anni arrivato allo United, vedi un lato diverso di te stesso oggi?
«Sì, sono più calmo. Non traggo conclusioni affrettate, cerco di avere una visione più ampia. E ovviamente sono un giocatore migliore, più esperto.»
Da fuori, soprattutto dall’Inghilterra, il tuo passaggio al Napoli è sembrato rapidissimo. Puoi spiegare come è nato questo trasferimento?
«Lo United è stato piuttosto chiaro: non facevo parte dei piani per questa stagione. E il Napoli ha visto un’opportunità. Appena ho sentito il loro interesse, ho fatto capire subito al mio entourage che volevo solo venire qui. Ho parlato con l’allenatore, con il direttore sportivo e anche con alcuni compagni. È stato tutto molto chiaro.»
Ricordi la prima conversazione con Antonio Conte?
«Sì, è stata breve ma molto chiara. Entrambi sapevamo che fosse un passo giusto per me. È stato un ottimo incontro.»
Il fatto che Conte sia così bravo a valorizzare gli attaccanti ha influito sulla tua scelta?
«Assolutamente sì. È un allenatore incredibile, ha fatto bene praticamente ovunque sia stato. Quando ti chiama, devi solo dire sì.»
Hai parlato con Scott McTominay prima di venire?
«Sì, ma siamo in momenti diversi della carriera. Io ho ancora molto da imparare, lui è più esperto. Io sono giovane e ho bisogno di giocare, e questa era una grande opportunità per me. Ho aspettative molto alte su di me.»
Hai sempre avuto questa mentalità?
«Sì, mi piace tenere l’asticella alta. Se ti accontenti, rischi di rilassarti. Io cerco sempre di migliorarmi: nei gol, nel gioco, nella crescita personale… persino nell’imparare l’italiano. Inserirsi in una nuova cultura è fondamentale, soprattutto qui in Italia, dove la lingua è importantissima. Ora capisco praticamente tutto, anche se parlare in dialetto napoletano è un’altra cosa.»
Cosa significa per te il successo in questa stagione?
«Crescita personale. Essere la migliore versione di me stesso, migliorare ogni giorno, ascoltare l’allenatore e imparare dai compagni. Romelu tornerà presto: voglio imparare anche da lui, perché ha enorme esperienza con questo allenatore.»
Cosa ti ha detto Lukaku su Conte e sul suo percorso?
«Rom è una persona fantastica. Non lo conoscevo bene prima. Ho parlato con lui in campo e ho persino una sua maglia a casa. È un idolo per me. Ovviamente voglio giocare, ci sarà competizione, ma voglio imparare da lui perché può darmi tantissimo».
A quali attaccanti ti ispiri?
«Lukaku è uno di quelli. Cristiano Ronaldo è il mio idolo più grande: non per lo stile di gioco, ma per mentalità e fame di gol. E poi Lewandowski: movimenti incredibili, può fare tutto.»
Che impatto ha avuto Cristiano su di te?
«È sempre stato un esempio per sicurezza, mentalità e voglia di migliorare. Non gli importa di quello che pensano gli altri, vuole solo crescere. Questo lo ammiro tantissimo.»
Con la nazionale danese senti una responsabilità speciale?
«Sì, cerco di aiutare. Non voglio essere troppo rumoroso, sono ancora giovane, ma in campo mi prendo le mie responsabilità. Voglio crescere anche come leader.»
Cosa significherebbe per te giocare un Mondiale?
«Significherebbe tutto. Dobbiamo ancora vincere due partite, ma abbiamo una chance. Sarebbe incredibile».
Come gestisci i momenti difficili?
«Resetto subito. Anche dopo un gol. Si gioca ogni tre giorni, non puoi permetterti di rimanere bloccato mentalmente.»
Che differenze vedi tra l’Højlund dell’Atalanta e quello del Napoli?
«Sono più maturo e più forte. L’esperienza allo United, con tanta pressione, mi ha fatto crescere».
Cosa ha significato per te il Manchester United?
«Tanto. È stato un grande passo, sono cresciuto molto, ho segnato, vinto un trofeo. Ora sono felicissimo a Napoli, ma porto con me tutto quello che ho vissuto a Manchester».
Perché hai scelto il numero 9?
«Per un attaccante è “il” numero. Quando ho avuto l’opportunità, non ci ho pensato due volte».
Dove ti senti a casa oggi?
«La Danimarca è casa mia. Ma ora anche l’Italia lo è, e mi piace tantissimo».











