Castellacci: «Mi fa sorridere che Gilmour debba andare in Inghilterra per curare una pubalgia»
A Radio Napoli Centrale: «In Italia abbiamo professionisti di altissimo livello. Le partite ormai sono aumentate a dismisura. Il calcio è diventato business: si guarda a tutto tranne che alla salute dei giocatori»

Db Napoli 01/03/2025 - campionato di calcio serie A / Napoli-Inter / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Billy Gilmour
Nel corso della trasmissione “Un calcio alla radio”, ai microfoni di Radio Napoli Centrale è intervenuto il professor Enrico Castellacci, noto medico sportivo ex medico della Nazionale. Il professore ha commentato il caso Gilmour.
Le parole di Castellacci
«Mi fa un po’ sorridere che Gilmour debba recarsi in Inghilterra per curare una pubalgia. In Italia abbiamo professionisti di altissimo livello che possono trattare questo tipo di problema in maniera eccellente. Questo tipo di infortunio può avere diverse cause e, in genere, riguarda l’infiammazione dei tendini degli adduttori che si inseriscono sull’osso pubico. Può svilupparsi un processo infiammatorio che coinvolge sia i tendini sia l’osso. La parola pubalgia spesso viene usata in modo improprio, perché indica, più che altro, un dolore generico. Nella maggior parte dei casi tutto parte dall’irritazione di questi tendini. Serve anche un lavoro mirato sulla postura, perché è una patologia che talvolta fatica a guarire completamente.»
«Un allenatore dovrebbe sempre chiamare in causa i medici e chiedere il loro supporto, anche solo per chiarire certe problematiche. I dottori vengono interpellati soprattutto quando ci sono difficoltà, mentre raramente vengono lodati dopo una vittoria. Il loro ruolo è fondamentale nella prevenzione degli infortuni. È necessario un dialogo costante tra preparatori atletici e staff tecnico. È positivo che un allenatore richieda ai medici un contributo continuo. Le partite ormai sono aumentate a dismisura. Il calcio è diventato uno spettacolo e un business: si guarda a tutto tranne che alla salute dei giocatori. È evidente che bisogna prestare grande attenzione alle preparazioni. A mio avviso, si arriverà a programmi di lavoro personalizzati, studiati per ogni singolo atleta in base alle proprie caratteristiche.»











