Binaghi: «Vent’anni fa l’Italia del tennis perse in Zimbabwe, fu la nostra fortuna. Il calcio spera sempre nel miracolo»

A Repubblica: «Da allora cambiammo tutto, arrivai io che ero il presidente più giovane del Coni. Il governo non ha voluto fare di Roma il quinto Slam, non ha voluto investire»

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Roma 31/01/2024 - conferenza stampa Jannik Sinner / foto Image Sport nella foto: Jannik Sinner-Angelo Binaghi

Angelo Binaghi, presidente della federazione tennis (e padel), uomo che – risultati alla mano – ha rivoluzionato il tennis italiano, intervistato dal quotidiano la Repubblica.

L’Italia è pazza per il tennis.

«Anni fa siamo andati a chiedere soldi al governo per le Finals: in sostanza, ci dissero che eravamo pazzi e che la nostra non era una “politica sostenibile”, perché volevamo denaro pubblico per una disciplina “da ricchi”. Ora il paradigma si è capovolto: restituiti con gli interessi i soldi allo Stato, usiamo il denaro “dei ricchi” — in gran parte stranieri — per aiutare le fasce più deboli a giocare a tennis. A scuola, nei club. Siamo i Robin Hood dello sport italiano».

Avete superato il calcio.

Binaghi: «Quando lo dicevo, 4-5 anni fa, mi davano dell’eretico. Oggi i dati sono incontestabili».

Vi siete fatti un sacco di nemici.

«Siamo antipatici, ingombranti. Qualcuno pensa: il tennis sta crescendo troppo, esagera, e questo non va bene rispetto a federazioni che non riescono a sopravvivere, o a giganti storici. Ma un buon padre di famiglia dovrebbe riconoscere i successi dei figli, esaltarli: fare in modo che vengano recuperati tutti i soldi possibili dai “ricchi del mondo”, e usarli perché i meno fortunati facciano sport. Bisogna scegliere: premiare il metodo efficiente e utilizzarlo, o fare assistenzialismo e conservare».

Servivano 540 milioni per comprare i diritti del Masters di Madrid, e fare degli Internazionali d’Italia il quinto Slam. Progetto bocciato.

Binaghi: «Il Governo ha fatto investimenti incredibili per manifestazioni di 10 giorni. Ma non si scommette su un evento che, come Wimbledon, durerà un secolo e passa. Roma quest’anno ha avuto circa 400.000 paganti e un impatto economico sul territorio di un miliardo: senza un euro di contributo pubblico. Se diventasse uno Slam dovremmo moltiplicare per 3, come minimo. Appena abbiamo bussato, siamo subito stati “attenzionati”».

Il successo del tennis, la crisi del calcio.

«Agli inizi del Duemila abbiamo perso in Zimbabwe: la nostra Macedonia del Nord. Però quel crollo verticale ci ha dato la forza per radere tutto al suolo, e ricominciare da zero. Ero il più giovane presidente di una Federazione del Coni, 40 anni. Il calcio spera di evitare quel crollo con un miracolo: ma sarebbe solo un rinvio dei problemi. Per noi è stato meglio cadere velocemente: abbiamo cominciato a ricostruire prima. E non ce la siamo presa con gli allenatori: allora avevamo Barazzutti e ce lo siamo tenuto per altri 20 anni, non era lui il problema. Dovevamo avere la pazienza di aspettare i risultati delle nostre riforme». 

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