Ora Conte è accusato di essere Conte. A maggio, però, andava bene a tutti: calciatori e tifosi
I difetti erano noti già con lo scudetto. È come accusare Obelix di obesità. Il presidente stia attento ai calciatori, già una volta gli fecero perdere un grandissimo tecnico

Ni Napoli 26/06/2024 - presentazione nuovo allenatore Napoli / foto Nicola Ianuale/Image Sport nella foto: Aurelio De Laurentiis-Antonio Conte
Ora Conte è accusato di essere Conte. A maggio, però, andava bene a tutti: calciatori e tifosi
C’è tanto di paradossale in questa situazione del Calcio Napoli. Non tanto perché a essere finito sotto accusa è Antonio Conte. Ma per i motivi per cui ci è finito. Antonio Conte è accusato di essere Antonio Conte. Come se dall’oggi al domani Obelix fosse processato per obesità.
Conte è criticabile, ci mancherebbe. Ha commesso errori, ne commetterà. Ma Conte è un pacchetto chiavi in mano: prendere o lasciare. Parliamo dello stesso allenatore che lo scorso maggio fu portato in trionfo da calciatori e tifosi. Non c’era nessuno che non lo volesse ancora sulla panchina del Napoli, eppure questi problemi esistevano anche lo scorso anno. Così come è risaputo che a lungo andare la sua gestione finisse per alzare lo stress fino a livelli insopportabili. Ma – ed è questo il punto – con quel metodo i calciatori e la piazza hanno vinto lo scudetto. McTominay – per citarne uno – mai sarebbe arrivato tra i primi trenta del Pallone d’oro senza Conte. Lo stesso De Laurentiis – da grande imprenditore – conosceva bene lo storico del tecnico leccese. Sapeva che convincerlo a restare avrebbe comportato rischi stranoti. Lo ha fatto. E lo ha fatto anche perché non voleva perdere consenso: sarebbe diventato decisamente impopolare in città dopo lo scudetto vinto. Gli ha riconosciuto un considerevole aumento. E ora questa situazione va gestita. La distanza con i calciatori ci sembra evidente. Ed è pericolosa. Giusto per citare un precedente illustre, vorremmo ricordare che la carriera di Ancelotti lontana da Napoli è proseguita molto ma molto felicemente. Ben più di quella dei vari Insigne, Mertens e Koulibaly. Temiamo che lo stesso accadrebbe con Conte e quei calciatori scettici e riottosi.
A questo proposito, vale la pena commentare le parole – di venti giorni fa ma riportate oggi – dell’agente di Lobotka. Che si è lamentato dell’impiego troppo frequente del suo assistito che ha giocato – udite udite – tre partite di fila. Adesso non vorremmo esagerare ma se Lobotka vuole giocare una partita sì e una no, non c’è alcun tipo di problema: basta rimodulare il contratto, riducendone l’ingaggio del cinquanta per cento.
Al momento, la canea attorno al Napoli ci sembra eccessiva visto che il Napoli è pur sempre terzo a due punti dalla capolista. Basta dare uno sguardo al Liverpool campione d’Inghilterra che dopo una campagna acquisti da 500 milioni di euro è ottavo in classifica e ha perso cinque delle ultime sei partite in Premier. Però la situazione non va sottovalutata. Perché i calciatori sono strani professionisti. Appena non sono contenti, si mettono di traverso. E mettono nei guai club e allenatore. Ieri, De Laurentiis è stato bravo a venire allo scoperto con i tweet in cui ha ribadito la solidità del rapporto col tecnico. Ma deve stare attento perché, al momento, non è chiaro cosa potrà accadere nel prossimo futuro.
Chi scrive, avrebbe preferito la separazione con Conte a maggio. Perché gli anni successivi al primo, con Antonio, sono sempre difficoltosi. E sull’uscio c’era Allegri altro grande allenatore. Ma oggi non si può non stare dalla parte dell’allenatore salentino che in più ha – a nostro avviso – il pregio della chiarezza. Magari difetta in autocritica (e qui torniamo al pacchetto) ma tutto quello che ha detto da inizio anno, si è poi puntualmente avverato. Non ha venduto sogni ma preoccupanti realtà. Noi speriamo che tutto rientri. Che il Napoli, al di là dei risultati, torni a lottare su ogni pallone come ha fatto lo scorso anno. E come ha fatto anche quest’anno in alcune partite. Ma se così non dovesse essere, attenti ad accontentare professionisti che ambiscono a giocare una partita sì e una no.
Il club e il presidente devono avere la forza di fare scelte impopolari. Il Napoli sa benissimo che non si può gestire un’azienda badando al consenso. Chi meglio di De Laurentiis lo sa? Quando se ne fregò del consenso, e si separò da Mertens, Insigne, e Koulibaly, stravinse il suo primo scudetto (con Spalletti) e lo vinse da dominatore.










