Marotta fa il complottista sull’inchiesta per lo stadio di Milano: «Tempi sospetti tra rogito e inchiesta»
Al Football Business Forum: «Serve un’alleanza tra politica e investitori. Negli ultimi 15 anni in Italia sono stati rinnovati solo tre stadi: il vero problema non sono i soldi, ma la burocrazia e la diffidenza verso la modernità»

Cm Verona 23/11/2024 - campionato di calcio serie A / Hellas Verona-Inter / foto Cristiano Mazzi/Image Sport nella foto: Giuseppe Marotta
Dopo De Laurentiis, anche Giuseppe Marotta è intervenuto al “Football Business Forum” organizzato da La Gazzetta dello Sport e Sda Bocconi presso l’Università Bocconi di Milano. Le sue parole:
«Lunedi è stato siglato un accordo storico per la Milano sportiva, ma anche per l’Italia. La firma del rogito per l’acquisizione di una struttura iconica come San Siro, che rappresenta la storia del calcio, è un contenitore di emozioni che va rispettata ma la modernità e le esigenza del calcio richiedeva che questa struttura dovesse essere cambiata. Da qui l’esigenza di pensare a una struttura moderna».
Le parole di Marotta
Continua il presidente e amministratore delegato dell’Inter:
«Questa firma è un primo passo, ma non la prima pietra. Il rogito è stato firmato alle 12 e un’ora dopo la Procura di Milano aveva aperto un fascicolo. Questa è l’Italia. Ci è voluta la perseveranza dell’amministrazione comunale e del sindaco Sala, della nostra proprietà e della dottoressa Ralph, da parte del Milan con il presidente Scaroni e spero che questo primo passo ci porti a uno stadio nuovo entro cinque anni per inserire il nuovo stadio nella lista per gli europei 2032.
Negli ultimi 15 anni, in Italia sono stati ammodernati solamente tre stadi, siamo fanalino di coda in Europa. Il motivo principale non sono i soldi, ma la lentezza burocratica e diffidenza dei cittadini ad aprirsi a un concetto di modernità. Avere una struttura nuova significa un vantaggio per tutti, non solo per i club. Due dei club più importanti in Italia, e i due più importanti in Lombardia sono di proprietà straniera. Lo stadio non è solo una esigenza ma anche un un asset patrimoniale perché consolida la società e perché aumenta ricavi. A confronto il resto dell’Europa viaggi a velocità notevole. Quello che è successo a Milano deve far ragionare e deve essere da stimolo perché tra politica e investitori ci sia un’alleanza per combattere una lentezza burocratica tipica della nostra Italia».









