Nel Calcio Napoli le vittorie rompono sempre gli equilibri interni. Gestire il successo è un lavoro manageriale

Anche le vittorie non programmate portano a una crisi da accelerazione, da crescita esplosiva. Si perde la propria cultura prima di averne costruita una nuova. L'amma fatica' riguarda pure la dirigenza

de laurentiis Conte Calcio Napoli

Mg Napoli 23/05/2025 - campionato di calcio serie A / Napoli-Cagliari / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Antonio Conte-Aurelio De Laurentiis

Nel Calcio Napoli le vittorie rompono sempre l’equilibrio interno. Gestire il successo è un lavoro manageriale

La fragilità del successo, una fragilità aziendale in forma calcistica

Quando il Napoli ha vinto lo scudetto nel 2023, la città è esplosa di gioia e il club è diventato simbolo di un successo moderno: gestione efficiente, reclutamento intelligente e uno spogliatoio unito. L’anno successivo, fu completa catastrofe sportiva e aziendale, ma lo scatto di reni del condottiero trovò la cura. Nel 2025, nuovo scudetto, ma la storia ora sembra ripetersi e la squadra si trova in difficoltà, forse più fuori dal campo che nel rettangolo di gioco. La recente sconfitta per 6-2 in Champions League non è un un caso, e ha messo in luce non solo limiti tattici e difensivi, ma una fragilità più profonda: l’incapacità di gestire il successo. La bravura di Conte e della società deve ora essere questa: apportare le correzioni dovute di governance.

Vincere cambia tutto. Per club abituati al successo, come Real Madrid o Bayern Monaco, la vittoria è parte del Dna organizzativo — pianificata, attesa e sostenuta da una struttura stabile. Per il Napoli, invece, sembra essere, o almeno questa è l’impressione, sempre un momento storico, ma anche il punto di rottura dell’equilibrio interno. Come ha ammesso Antonio Conte dopo la recente sconfitta, «forse dobbiamo ritrovare l’umiltà giusta… magari è stato un errore inserire nove nuovi giocatori in una squadra, perché l’ha cambiata totalmente».

Queste parole rivelano un’ammissione di “precaria” gestione post-successo. Invece di consolidare, la trasformazione si presenta una ripartenza ad handicap. Conte ci dice che un turnover elevato e un cambio di filosofia hanno creato ciò che in ambito aziendale si definisce disruption senza direzione. È così?

Calcio Napoli, il costo culturale del successo

Il richiamo di Conte all’umiltà non è una frase fatta, ma una diagnosi. Lo scudetto ha reso il Napoli campione, ma anche vittima della propria impresa. Quando il successo arriva non interamente programmato, può distorcere la “cultura” interna. È il cosiddetto “paradosso del vincitore”: l’organizzazione comincia a credere che il successo sia auto-sostenibile (vedi Adl del dopo Spalletti ieri e forse per parte dello spogliatoio oggi).

All’interno dello spogliatoio, questo potrebbe generare una perdita di concentrazione, compiacimento e confusione sui ruoli (vedi sempre Adl del dopo Spalletti). I nuovi acquisti sono entrati in un gruppo ancora emotivamente legato alla stagione trionfale, ma incerto sulla direzione futura. La frasi di Conte non parlano solo di tattica: denunciano una rottura nella coesione.

In termini aziendali, è il caso di una società in forte crescita che si espande troppo velocemente, perdendo la propria cultura prima di averne costruita una nuova.

Un problema di leadership e governance

A livello di corporate, questa “crisi” riflette tanto la dirigenza quanto l’allenatore. La leadership del club e della squadra devono considerare lo scudetto non come un traguardo, ma come un punto di svolta strategico — il momento in cui pianificare (il club) o consolidare (la squadra) la sostenibilità del successo.

Se la Ssc Napoli avesse un Cda con forte presenza di consiglieri di amministrazione indipendenti si starebbe interrogando su alcuni aspetti gestionali:

· Responsibilità delle figure chiave: una leadership che incarna l’identità del club.

· Integrazione strutturata dei nuovi giocatori e dirigenti: come un onboarding aziendale — ruoli chiari, mentoring, e allineamento ai valori.

· Gestione culturale: preservare l’umiltà e la fame di vittoria attraverso rituali interni e leadership condivisa.

· Controllo delle aspettative: comunicare con trasparenza a tifosi e stakeholders che la stabilità è un processo, non un atto.

Quando un allenatore si esprime come Conte dopo il Psv, non parla solo di intensità agonistica, ma descrive una mancanza di coesione organizzativa in cui gli stakeholders non sembrano muoversi con una stessa mentalità. È quello che sta accadendo?

In una società strutturata cosa dovrebbe fare il Consiglio di Amministrazione.

È una posizione molto delicata, perché in realtà la Ssc Napoli si trova ora di fronte al bivio strategico simile a quello di molte aziende dopo una crescita esplosiva: rifondare la cultura interna per renderla funzionale alle nuove strategie.

Per fare ciò il club deve:

· Chiarire e comunicare la propria identità — stabilire cosa significa oggi “essere il Napoli”, dopo il trionfo, quali obiettivi sportivi ed economici sono la priorità.

· Stabilizzare la leadership — dare poteri chiari all’interno della struttura creando una sinergia sportiva tra allenatore, direzione sportiva, direzione administrativa e strategica.

· Ricreare la fame — rafforzare il messaggio da “siamo stati campioni” a “dobbiamo esserlo sempre”.

· Proteggere la comunicazione interna — ridurre o evitare fratture tra allenatore e giocatori, ristabilendo fiducia e trasparenza.

· Rafforzare le strutture di resilienza — stabilire un cultura coesiva di gruppo, e strumenti analitici per garantire costanza e mentalità.

Queste non sono solo misure tecniche, ma riforme di governance. Più che mai ora, la Ssc Napoli deve lasciare l’emotività alla città e assumere uno status di organizzazione matura, capace di istituzionalizzare il proprio successo. Anche questo fa parte dell’amma fatica’, che non si riferisce solo alle sedute di allenamento.

Il momento del Napoli dopo il trionfo non è un’anomalia calcistica, ma un evento manageriale. La difficoltà di gestire il successo mostra – ancora un volta – ciò che molte organizzazioni dimenticano: vincere è solo l’inizio ed un nuovo tipo di lavoro, fondato su coerenza e struttura.

Se la dirigenza e il tecnico sapranno trasformare questa crisi in un processo di apprendimento, il club potrà gettare le basi per un futuro sostenibile. La città dovrà aiutare senza i soliti isterismi trasversali delle sue rappresentanze sociali. In caso contrario, questo rischia di diventare l’ennesimo esempio di come il genio, senza governance, finisca per consumarsi troppo in fretta e alla fine si dovrà ancora una volta rifondare per non scomparire, invece di crescere.

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