Brignone: «Ho sempre lavorato col dolore alla gamba: per le sfide difficili bisogna un po’ forzare»
Al CorSport: «Milano-Cortina? Vivo alla giornata, finché non riuscirò a mettere gli sci non posso dare risposte definitive».

Beijing (Cina) 07/02/2022 - sci / Olimpiadi Beijing 2022 / foto Imago/Image Sport nella foto: Federica Brignone
La sciatrice Federica Brignone, intervistata dal Corriere dello Sport, ha parlato del suo recupero dopo l’infortunio al ginocchio in vista di Milano-Cortina 2026.
Brignone: «Ho sempre lavorato col dolore alla gamba: per le sfide difficili bisogna un po’ forzare»
«Ho sempre aspirato a essere una delle migliori del mondo. Quello era il mio obiettivo, il mio sogno come atleta. E sono contenta di avere chiuso la stagione come numero uno del mondo».
Come sta?
«Bene. A fine luglio mi sono sottoposta a un’artroscopia al ginocchio sinistro per migliorare e velocizzare il recupero del range articolare. L’operazione è perfettamente riuscita e ora continuo la riabilitazione al J Medical. Ovviamente non è così che avrei pensato di passare la mia estate ma non posso cambiare le cose, sto cercando di vivere quello che posso fare al meglio per realizzare il sogno di tornare per la prossima stagione invernale».
Come sta andando la riabilitazione?
«Da quando ho fatto l’intervento mi sono trasferita a Torino al J Medical con ottimi professionisti e faccio una media di 7 ore di riabilitazione e fisioterapia al giorno. Ci sono cose che stanno andando alla grande e altre per cui faccio più fatica. Purtroppo l’incidente è stato veramente brutto ma sono abbastanza positiva e sto davvero lavorando tantissimo. Se si vuole fare qualcosa di grande nella vita bisogna comunque sempre un po’ forzare. Io ho dovuto rispettare la mia gamba, anche perché non avevo alternative ma ho sempre lavorato con dolore. Se avessi ascoltato il mio corpo, probabilmente sarei ancora seduta su una sedia. Se si vogliono affrontare sfide difficili, bisogna andare fuori dalla zona di comfort».
Anche perché c’è un obiettivo nel mirino: Milano-Cortina…
Brignone: «Non so ancora se riuscirò a prepararmi seriamente a livello fisico. Per il momento vivo alla giornata. Finché non riuscirò a mettere gli sci, e anche lì ci sarà da vedere, non riuscirò a dare delle risposte definitive. Ovvio che il sogno c’è e sto lavorando per quello, altrimenti non farei tutti questi sacrifici.»
Lei è impegnata da molti anni in un suo progetto di sostenibilità ambientale…
«Io sono la voce e il volto di Traiettorie Liquide. Dal 2017 abbiamo iniziato a denunciare problemi legati alla salvaguardia dell’ambiente, a partire dallo scioglimento dei ghiacciai fino all’inquinamento dell’acqua in ogni sua forma, sottolineando l’importanza dell’utilizzo di risorse naturali e sostenibili verso la decarbonizzazione dei consumi. Siamo stati assieme ai bambini a fare pulizie sul lago, in un fiume, sui ghiacciai, nei parchi. Abbiamo cercato di denunciare tutti i i problemi che il nostro pianeta sta affrontando per colpa nostra».
Lei è nata a Milano ma si è trasferita tra le montagna della Val d’Aosta a sei anni. Questo ha cambiato il suo rapporto con la natura?
Brignone: «Sì, e ora che sono a Torino per fare fisioterapia mi rendo conto quanto mi manchi la natura di casa mia. Stare in città mi sta stretto, ho bisogno di aprire la finestra e vedere le montagne. Ora più che mai apprezzo la scelta che hanno fatto i miei genitori. E poi, quelle che ho fatto io, che ho comprato casa sempre in Valle d’Aosta. La mia la mia fortuna è stata avere una famiglia appassionata di natura che mi ha trasmesso questa sensibilità.»
Grazie allo sci, lei è sempre a contatto con la natura…
«La cosa bella del nostro sport è che godiamo di panorami pazzeschi e stiamo sempre all’aria aperta. Vivere a stretto contatto la natura ha i suoi pro e i suoi contro, ogni tanto ci sono certe giornatacce… Ma anche quando nevica forte è veramente bello. Io mi sveglio molto presto per salire in pista e allenarmi ma non mi è mai pesato. Oltretutto non soffro tanto il freddo e grazie allo sci sono una che si adatta molto facilmente ad ogni situazione. Poi stando sempre a stretto contatto con la natura ho imparato a rispettare molto l’ambiente, perché mi rendo davvero conto di come sta cambiando, dal mare alla montagna».
Com’è vissuta questa tematica all’interno del mondo dello sci professionistico?
«La sensibilità è cambiata, ora si fa molta più attenzione e anche i comitati organizzatori delle gare si sono evoluti. Adesso abbiamo a disposizione posate e piatti organici e anche i bidoni per fare la differenziata. Poi purtroppo ci sono problemi che è più difficile eliminare, come ad esempio il consumo energetico degli impianti di risalita. D’altra parte fare sport è un’abitudine sana, l’importante è cercare di essere sempre un po’ più green. Con la nostra federazione internazionale abbiamo richiesto un calendario più sostenibile e ottimizzato a livello di spostamenti: abbiamo mandato una lettera firmata da tutti gli atleti, vedremo cosa decideranno».