Sinner ha persino domato l’ultrà che è in noi, rendendolo elegante e gentile (Corsera)
"Un Paese orfano di calcio si è riunito davanti al televisore per un rito lontano dalle proprie abitudini, ma non più dai suoi interessi"

Italy's Jannik Sinner reacts after a point as he plays against Spain's Carlos Alcaraz during their men's singles final tennis match on the fourteenth day of the 2025 Wimbledon Championships at The All England Lawn Tennis and Croquet Club in Wimbledon, southwest London, on July 13, 2025. (Photo by HENRY NICHOLLS / AFP) / RESTRICTED TO EDITORIAL USE
La grandezza di Jannik Sinner. Il primo tennista italiano a vincere Wimbledon. Solo a ripeterlo fa impressione. La partita: un primo set ben giocato da entrambi ma vinto da Alcaraz, un secondo piuttosto equilibrato ma vinto da Jannik. Poi non c’è stata più partita mentalmente. L’italiano ha detronizzato lo spagnolo, che pure aveva avuto qualche scivolone durante il torneo. Il Corriere della Sera analizza il tifo italico di ieri pomeriggio.
Sinner ha persino domato l’ultrà che è in noi italiani (Corsera)
Scrive così il quotidiano a firma Gramellini:
“Un italiano che vince a Wimbledon rientra nel novero delle imprese a cui un appassionato di tennis nato nel secolo scorso immaginava di poter assistere in questa vita. Anche quando Sinner è diventato il numero 1, i commenti tra amici erano: sì, va bene, ma Wimbledon? Per chi è cresciuto quando ancora le statistiche contavano meno delle tradizioni, il numero 1 è chi si impone lì, in quello stadio fuori dal tempo e forse dal mondo, dove ieri è potuto persino capitare che nel momento decisivo della partita rotolasse in campo un tappo di champagne. E così, nella seconda domenica di luglio un tempo consacrata alle finali della Nazionale, un Paese orfano di calcio si è riunito davanti al televisore per assistere a un rito lontano dalle sue abitudini, ma non più ormai dai suoi interessi. […]
Alla lunga anche l’ultrà che è in noi è stato domato dall’eleganza dello spettacolo: sugli spalti e sul prato, dove i due giovani campioni se le davano di santa ragione, ma senza mai perdere la gentilezza. Nonostante le profezie funeste di tanti esperti, tra gli amici le sensazioni della vigilia tendevano all’inesorabile: vince Sinner in quattro set, ci dicevamo sottovoce. Il bello è che poi è successo davvero […] Si temeva il dramma nazionale, con l’inevitabile fucilazione di Sinner sulla pubblica piazza dei social.
Poi tutto è girato per il verso giusto e adesso c’è il pericolo opposto: un’indigestione di elogi che lo faccia venire a nausea. Non mi sottraggo al rischio, rievocando i miei maestri Gianni Clerici e Rino Tommasi, che durante l’edizione del 2000, mentre si festeggiava come un trionfo l’uscita di Pozzi agli ottavi di finale, fecero un appello scherzoso alle mamme italiane affinché si decidessero a mettere al mondo un tennista in grado di vincere il torneo più importante del mondo. Chissà se la signora Siglinde Sinner era davanti alla tv, quel giorno. Sta di fatto che l’anno dopo avrebbe esaudito la richiesta”.