La Uefa ha creato dal nulla Nations League e Conference, ora si gioca troppo per il Mondiale per club?
La Uefa fattura più del doppio della Fifa: organizza più tornei. Il Mondiale per club è una risposta a questo dominio. Il resto è propaganda: Europa da un lato, resto del mondo guidato dai sauditi dall’altro

Db Berlino (Germania) 29/06/2024 - Euro 2024 / Svizzera-Italia / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Alexander Ceferin-Gianni Infantino
Tra Uefa e Fifa è una battaglia di potere e di soldi. La Uefa fattura più del doppio, perciò Infantino sgomita
Successo o fiasco? Nella mole di giudizi sul nuovo mondiale per squadre, che riempie da un mesetto le pagine dei media, hanno prevalso le stroncature. Tuttavia, concentrarsi sul voto da dare al torneo equivale a guardare il dito e non la luna: e, peraltro, a guardarlo anche male. “Non si pensa alla salute dei calciatori” è il ritornello più gettonato, ben costruito e senz’altro di facile presa, ma propagandistico e perciò fasullo come ogni propaganda degna di questo nome: come se, fino al 13 giugno scorso, ci si pensasse, alla salute dei calciatori, qualunque cosa ciò voglia dire.
Forse che da anni non si inventano nuove competizioni – tipo la Nations League o quel torneo dei bar di periferia che è la Conference – e non si aumentano le gare di quelle già esistenti come la Champions e l’Europa League? Forse che non ci sono delle società che, pronti via, vanno in giro per il mondo a disputare amichevoli per un pugno di dollari, per dirla come Sergio Leone? E, secondo questo ritornello, nemmeno gli stessi calciatori penserebbero alla propria salute: basterebbe si accordassero per non scendere in campo. Infine, l’argomento principale: in un paese in cui, in media, ogni mattina, tre lavoratori escono di casa per andare a sudarsi un salario, spesso di mera sopravvivenza, e non vi fanno più ritorno perché muoiono, nella gran parte dei casi per la negligenza assassina delle imprese, il problema della salute sul lavoro è davvero quello di atleti giovani e forti che, sotto il sole cocente o nel freddo pungente o infradiciandosi per la pioggia, tirano dei calci a un pallone per 70 partite in un anno invece che per 60?
Ma questo è il dito: guardiamo la luna.
Uefa e Fifa, sono i bilanci, i numeri ad aiutarci a leggere la realtà
C’è il progetto della Fifa – la federazione calcistica internazionale che vanta 211 paesi affiliati – di colmare il divario con l’Uefa – la potentissima organizzazione europea, a cui aderiscono 55 paesi, ora 54 per la sospensione della Russia dopo l’invasione dell’Ucraina – incrementando i propri ricavi e dunque le risorse da distribuire. Sì, perché, grazie alle competizioni che organizza – Europei, Nations League, Champions, Europa League, Conference più altri tornei femminili e giovanili – l’Uefa incassa in media il doppio della Fifa.
Come mai? Spiegazione immediata: l’Uefa ha una base annua di ricavi dovuta alle coppe per squadre, con un picco ogni quadriennio grazie agli Europei, mentre la Fifa può contare davvero solo sui Mondiali, perché dagli altri numerosi tornei per nazionali giovanili incassa spiccioli. Così, nel bilancio al 30 giugno 2024, l’Uefa ha ottenuto il più alto fatturato della sua storia: 6,7 miliardi, dei quali circa 2,5 grazie agli europei di Germania. E, nel quadriennio luglio 2019-giugno 2023, l’Uefa ha incassato in tutto 17,3 miliardi. Numeri sostanzialmente più che doppi rispetto alla Fifa, che calcola il proprio bilancio in dollari e per anno solare, rendendo meno immediato il confronto: tra il 2021 e il 2024, la federazione internazionale ha conseguito un fatturato di 8,2 miliardi, che, considerando molto approssimativamente un cambio medio del periodo tra euro e dollaro pari a 1,10, equivalgono a 7,45 miliardi di euro.
Degli 8,2 miliardi di dollari, ben 5,8 sono del 2022, anno dei mondiali in Qatar. Chi ha contribuito maggiormente? Neanche a dirlo, le televisioni: 2,96 miliardi, il 51% del fatturato, mentre 929 milioni, il 16%, la vendita dei biglietti. E gli europei di Germania? Percentuali simili: sui 2,5 miliardi totali, i diritti tv ne hanno garantiti 1,4, il 56%, e i biglietti 465 milioni, il 18,6%. Perciò, le critiche per i pochi biglietti venduti nell’edizione americana dei mondiali per squadre hanno quel gusto antico del calcio del secolo scorso: qualora qualcuno non se ne fosse accorto, il pallone lo muovono le tv. Il mondiale per squadre a questo serve: a generare più ricavi.
Ma perché la Fifa ne vuole di più? Perché in un sistema sociale in cui il denaro è potere, aumentare il primo significa aumentare anche il secondo. Il calcio professionistico non fa eccezione: si gioca per soldi. L’Uefa difende il predominio europeo, che è il predominio degli squadroni storici: certo, per farlo ha dovuto ammettere nel proprio salotto sia i qatarini (il Psg) che gli emiratini (il Manchester City), ma, come sentenziato circa un paio di millenni fa da Vespasiano, pecunia non olet. La Fifa vuole scardinare il vecchio ordine, puntando su nuovi soggetti: anzitutto i sauditi, che, attraverso il fondo sovrano Pif, hanno finanziato il mondiale a squadre – il miliardo di diritti tv pagato da Dazn è all’incirca la somma che il fondo Pif ha versato a gennaio per diventarne azionista con una quota vicina al 10% – stanno facendo acquisti compulsivi di giocatori e allenatori in Europa e organizzeranno il Mondiale 2034. Del resto, il piano della Fifa si basa su una considerazione: i 55 paesi appartenenti all’Uefa – considerando anche la Russia che presumibilmente sarà riammessa a guerra finita – hanno circa 880 milioni di abitanti, mentre la popolazione mondiale ha superato gli otto miliardi. In un calcio sempre più globale, il mercato potenziale è ben più vasto di quello europeo e l’Uefa appare come una fortezza assediata: resisterà?