Collina, l’ex arbitro Eriksson spara a zero su di lui: «Se avevi un’opinione contraria alla sua, eri finito»

A TalkSport: «Grande arbitro ma pessimo capo. Davanti alle telecamere, è tutto sorridente. Sennò è un'altra persona. Mi fece fuori dai Mondiali 2018 senza neanche avvisarmi»

Infantino Collina

Db Bari 01/09/2016 - amichevole / Italia-Francia / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Gianni Infantino-Pierluigi Collina

Collina, l’ex arbitro Eriksson spara a zero su di lui: «Se avevi un’opinione contraria alla sua, eri finito»

L’ex arbitro Fifa Jonas Eriksson ha sparato a zero su Pierluigi Collina. L’ha fatto a TalkSport.

Eriksson è stato 16 anni arbitro Fifa. Ha diretto partite di Champions, partecipato al Mondiale 2014 e diretto la finale di Europa League del 2016.

TalkSport scrive che il comportamento di Collina da presidente della commissione arbitrale Fifa (incarico che ha assunto nel 2017) ha lasciato l’amaro in bocca allo svedese.

Eriksson ha detto:

«Tutti lo ricordiamo come un grande arbitro. Ma come leader degli arbitri, come capo e come manager, ho incontrato molte persone nella mia vita nel mondo del calcio e lui è la persona peggiore possibile che tu possa avere come capo. È una persona che quando la telecamera è accesa, sorride e tutto è felice. Quando la telecamera non c’è, ti volta le spalle. Il modo in cui comunica o non comunica con te, il modo in cui chiede alle persone di dire la loro opinione e quando qualcuno ha un’opinione a lui sgradita, è finito».

Eriksson aggiunge:

«Quando non era permesso agli arbitri di viaggiare all’estero per arbitrare, andava in Ucraina per 500mila sterline l’anno come consulente perché la legge non è uguale per tutti».

L’ex arbitro svedese ha il dente avvelenato per l’esclusione dai Mondiali del 2018.

«Pensavo che almeno avrei ricevuto una telefonata dal mio capo, ma niente. Ho dovuto leggerlo sul Guardian. C’era una lista di arbitri. Io non c’ero. Così l’ho chiamato e ha insistito che era occupato. Gli ho inviato un messaggio: “Per favore chiamami. Devo parlarti”. È stato il mio capo per cinque, sei anni. Non mi ha richiamato. Non mi ha mai parlato dopo, mi ha evitato perché non riusciva a dirmi la verità».

Collina: «Ai Mondiali tifavo per me in finale, non per l’Italia. La mia passione per Wilson e quella Lazio»

L’ex arbitro Pierluigi Collina ha fatto una lunga chiacchierata con Gianluca Gazzoli nel podcast ‘Bsmt’. Ecco qualche stralcio.

Quale era il feedback che avevi quando arbitravi?

«Quello di essermi visto accettato da parte dei giocatori. Io ero più giovane della maggior parte dei giocatori che arbitravo».

Sentivi quello che ti gridavano.

«È un’esperienza difficile da spiegare. L’arbitro ha una mentalità strana, le cose facili non gli piacciono. Quando sei scelto per una partita a rischio, difficile, sei felicissimo. Poi però devi renderti conto che a volte rischi. Io non ho mai avuto problemi grossi, però mi ricordo una partita di Interregionale in Abruzzo, ci arrivai un’ora e mezzo prima e vidi i giocatori della squadra ospitata aggrediti, lì pensai “loro sono in 30 e gli fanno questo, io sono da solo, pensa cosa mi fanno”. Ricordo i Mondiali 2002, era il mio secondo Mondiale, ero un arbitro che poteva avere aspirazioni di arrivare in fondo. In queste condizioni speri di avere un torneo tranquillo con partite dove non rischi nulla, mi ricordo che la partita più importante del girone eliminatorio fu Inghilterra-Argentina. Anche perché nel ’98 c’era stato un epilogo particolare con espulsione di Beckham e un problema con Simeone. Nessuno voleva arbitrarla,e quando me la diedero io ero felicissimo, però se quella partita fosse andata male, sarei tornato a casa».

Ovviamente non potevi arbitrare l’Italia in questa competizioni

«No, infatti nelle interviste prima di partite per Mondiali o Europei mi chiedevano sempre “preferisci l’Italia in finale o tu in finale?”. Una domanda assurda. Premetto che sono nazionalista, per me tutto quello che è Italia è fonte di orgoglio, però sono ancora più tifoso di me stesso. Per cui dovevi dare la risposta di apparenza, ma è chiaro che speri di arrivare tu in finale».

Cosa ti ha emozionato di più tra finale Mondiale e di Champions?

«Ho abbasta sangue freddo, cioè il pre partita è routine. Della finale di Champions a Barcellona ricordo gli ultimi tre minuti. Passare dall’1-0 al 90esimo al 1-2 al 93esimo con la coppa che non va in Germania, ma va in Inghilterra. Di quella partita ricordo il momento di panico quando nessuno aveva le bandierine perché erano rimaste in albergo, neanche racconto la mia reazione e bisogna dire grazie alla polizia catalana che con la moto andò in albergo a recuperare le bandierine»

Fischi iconici, tu hai assistito alla corsa di Mazzone

«A parte che Mazzone è stato un grande, magari anche non considerato in termini di qualità di gioco delle sue squadre. Poi in quel caso è stato indimenticabile. Era Brescia-Atalanta e sul 3-1 i tifosi dell’Atalanta si divertivano a sfottere Mazzone. Segna il 3-2 il Brescia e lui voltandosi verso di loro fece una promessa “Se pareggiamo vengo lì”.  Io dal campo ovviamente non lo sapevo. Arriva il 3-3 e vedo questa montagna partire caracollando e andare verso la curva che era quella lontana. Tra l’altro passando davanti alla panchina dell’Atalanta con il suo assistente e un dirigente che cercavano di fermarlo. Arrivò lì sotto dicendo varie cose e io sono stato in mezzo al campo, a quel tempo non si tiravano fuori i cartellini agli allenatori, e io gli feci solo un gesto e lui mi disse “non c’è problema”».

 

Collina ha raccontato di come nacque il suo tifo per la Lazio che negli anni ’70 divenne per la prima volta campione d’Italia:

«Giocavo da libero quando avevo 14 anni e a quel tempo c’era un libero particolare, giocava diversamente dagli altri e soprattutto per un ragazzino dell’epoca indossava dei Ray-Ban gialli ed erano una roba meravigliosa. Il suo nome era Pino Wilson, capitano della Lazio, e andando a mare a Forte dei Marmi faceva figo dire che tifavo Lazio».

Lazio che quando ha arbitrato molti anni dopo in Serie A casualmente con Collina non vinse a lungo, l’ex fischietto ha raccontato un aneddoto: «La Lazio nelle prime nove partite che ho arbitrato in Serie A non ha mai vinto. Tant’è che un dirigente mi disse: ‘si sa nell’ambiente che sei un simpatizzante, ma possibile che in nove partite nemmeno una vittoria».

Collina e il tifo per il Bologna: il ricordo dello spareggio

«Io sono nato a Bologna e la simpatia l’avevo per il Bologna. Io a Bologna ho vissuto fino al 1991, la mia vita è stata lì. Per una regola che c’era all’epoca non si poteva arbitrare la squadra della città dove risiedevi, ho arbitrato varie volte il Bologna. Una di queste partite è stato lo spareggio per non retrocedere in Serie B, io arbitrai lo spareggio di ritorno con il Parma, che vinse 2-0. E il Bologna retrocesse. Per me era una squadra rossoblu che sfidava una squadra con le righe gialle e blu. Quando sei a quel livello tutto quello che fai è per te stesso».

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