Il calcio è ormai roba per ricchi (abbonamenti vip, ristoranti), il popolo è stato emarginato (El Paìs)

La gentrificazione del football. I ceti popolari dirottati in periferia, al centro solo chi può pagare mega-affitti. Come i tremila posti vip venduti dal Barcellona per oltre trecento milioni

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Fifa President Gianni Infantino talks with Qatar's Emir Sheikh Tamim bin Hamad al-Thani during the Qatar 2022 World Cup Group G football match between Brazil and Switzerland at Stadium 974 in Doha on November 28, 2022. (Photo by Fabrice COFFRINI / AFP)

Il calcio è ormai roba per ricchi (abbonamenti vip, ristoranti), il popolo è stato emarginato (El Paìs)

El Pais pubblica un articolo molto bello di José Luis Pérez Triviño professore di Filosofia del diritto a Barcellona. Triviño scrive della trasformazione del calcio in una roba per ricchi. L’ultimo spunto glielo ha offerto il Barcellona con la vendita degli abbonamenti vip.

«Il Futbol Club Barcelona ha venduto più di tremila posti vip per oltre trecento milioni di euro. Non si tratta solo di un’operazione finanziaria, ma di una cruda metafora della trasformazione del calcio in una piattaforma di intrattenimento per i dirigenti e in un’esperienza premium per i turisti e le élite economiche».

La gentrificazione del calcio:

Il quotidiano spagnolo scrive di gentrificaione del football: «Quello che sta accadendo al Camp Nou – o Spotify Camp Nou, come richiede la nuova liturgia del marketing – è l’ennesimo episodio della gentrificazione del calcio. Un termine che descrive come i quartieri popolari vengano gradualmente spostati verso la periferia dalla speculazione immobiliare, sostituendo i loro residenti di sempre con franchising commerciali, affitti inaccessibili e appartamenti per turisti».

Non è un caso isolato:

Secondo El Pais: «La stessa dinamica si applica ai mega-stadi di calcio. Le tribune popolari vengono trasformate in palchi per la ristorazione, i canti spontanei in inni impersonali, l’abbonamento familiare in un’esperienza vip con accesso esclusivo. Il tutto con una logica che si conclude con un risultato implacabile: la progressiva espulsione del tifoso tradizionale per far posto al cliente con maggiore potere d’acquisto». Prosegue: «Quello che il Barça ha appena fatto non è un’invenzione. Lo ha già fatto l’Arsenal, quando ha cambiato il nome del suo stadio da Highbury a Emirates Stadium o il City of Manchester Stadium a Etihad Stadium».

La reazione del pubblico: 

Il quotidiano prosegue: «La cosa peggiore è che tutto questo è stato fatto con poca resistenza. Ci è stata venduta l’idea che il calcio debba essere modernizzato, professionalizzato, internazionalizzato. Che il tifoso è necessario, ma non sufficiente. Che le emozioni possono essere noleggiate in streaming e che la fedeltà si misura con l’acquisto di magliette. Anche il linguaggio è stato colonizzato: non si parla più di partner, ma di stakeholder; non di passione, ma di “user experience”».

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