Lo juventino Conte era la nemesi culturale del Napoli, ora gli fanno la statua (El Paìs)
"De Laurentiis ha già vinto lo stesso numero di scudetti di Maradona la cui ombra è stata tanto gloriosa quanto pesante"

Napoli's Italian coach Antonio Conte celebrates with his players after winning Italian Serie A football match between Napoli and Cagliari at the Diego Armando Maradona stadium in Naples on May 23, 2025. (Photo by Carlo Hermann / AFP)
Lo juventino Conte era la nemesi culturale del Napoli, ora gli fanno la statua (El Paìs)
Immancabili luoghi comuni a parte – San Gregorio Armeno, Maradona e il clan Giuliano eccetera eccetera – nel racconto che ne fa Daniel Verdù, anche El Paìs sottolinea che lo scudetto ha due firme. La prima è ovviamente quella di Conte. “L’Italia – scrive il giornale spagnolo – culla della lealtà fatta di sangue e fuoco, è sempre stata più permissiva in materia di lealtà nel calcio. Una stella della Juve può diventare una stella dell’Inter o del Milan l’anno dopo (Ibrahimovic). Un allenatore che riesce a lasciare il segno nella squadra della sua vita può farlo anche nelle squadre sparse per il Paese. L’esempio migliore è Antonio Conte, l’architetto della grande Juventus, la nemesi culturale del Napoli, l’uomo che ha poi riportato l’Inter alla gloria (11 anni senza vincere lo scudetto) e che ha completato il suo grande capolavoro questo fine settimana allo stadio Diego Armando Maradona di Napoli. Anche Conte avrà la sua statuetta, visto che è già una figura leggendaria del calcio. Ha vinto cinque degli ultimi sei campionati disputati con Juve, Inter e Napoli. Oltre a farlo con il Chelsea, ovviamente. E ora ci va e alla sua prima stagione nel club partenopeo, dopo le partenze di Victor Osimhen, Khvicha Kvaratskhelia e Kim Min-jae, colonna portante di quel combattutissimo scudetto vinto due anni fa con Spalletti in panchina, sbarca alle pendici del Vesuvio e costruisce un’altra squadra attorno a un certo Scott Francis McTominay arrivato con l’etichetta di uno scartato dal Manchester United”.
Conte e De Laurentiis i due protagonisti dello scudetto
L’altro è – altrettanto ovviamente – Aurelio De Laurentiis, “un uomo che vive tra Roma e Napoli e che fino a poco tempo fa non aveva la minima idea di calcio. Produttore cinematografico, nipote del grande Dino De Laurentiis (King Kong, Conan il Barbaro, Flash Gordon, Riso amaro…), un uomo piccolo, ma dal carattere vulcanico. Una mattina d’estate del 2004 stava facendo colazione su una terrazza a Capri, l’isola dove tutta la sua famiglia aveva sempre trascorso le estati. Sul giornale trovò una specie di editto che annunciava il fallimento della società che gestiva la società calcistica del Napoli. Lui, più interessato al basket, pensava che potesse essere un’avventura divertente e un buon affare. Non è rimasto nulla, solo un hobby e un logo. E ci fu un’asta per comprare un pezzo di carta. Così spende 33 milioni di euro e in tre anni porta la squadra in Serie A applicando un sistema di gestione simile a quello che aveva imparato al cinema. Oggi il suo Napoli ha già vinto lo stesso numero di scudetti e nello stesso lasso di tempo della storica squadra di Maradona, la cui ombra è stata tanto gloriosa quanto pesante e malinconica nel continuare a costruire la storia”.