Zoff: «Lo scudetto di Conte a Napoli avrebbe un significato maggiore rispetto a quello di Spalletti»
A La Stampa: «Questa volta sarebbe un miracolo, a Conte hanno venduto un certo Kvaratskhelia. La Serie A? Basta passaggi all'indietro»

Db Pescara 11/10/2011 - qualificazione Euro 2012 / Italia-Irlanda del Nord / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Dino Zoff
Zoff: «Lo scudetto del Napoli sarebbe un miracolo, a Conte hanno venduto un certo Kvaratskhelia»
La Stampa – a firma Guglielmo Buccheri – intervista Dino Zoff. Riportiamo soprattutto domande e risposte sulla lotta scudetto giunta ormai all’ultima giornata.
«Qualcosa di interessante, in questa stagione, si è visto. Ma fatemi partire da una piccola, profonda riflessione: basta con i passaggi all’indietro…».
Ce l’ha con i portieri?
Zoff: «Ce l’ho con chi li chiama in causa, spesso, per usare i piedi: in porta si va per parare, il resto appartiene ad una svolta che non mi piace».
Entriamo in partita. A chi lo scudetto?
«Dire Napoli è la cosa più ovvia, ma il Napoli ha un punto in più ad una gara dalla fine: è favorito».
Tre maxischermi per la città, 500 mila richieste di biglietti per il Maradona. La pressione può avere il suo peso?
«Alla pressione ci pensa Antonio (Conte, ndr): uno come lui è la garanzia migliore per tenere tutti con i piedi per terra e sintonizzati sul Cagliari, avversario di venerdì sera».
Se scudetto dovesse essere, si può dire che avrebbe un valore maggiore di quello conquistato dalla squadra di Spalletti due anni fa?
«Vincere non è mai banale o scontato anche quando hai i favori del pronostico. Sì, se Conte dovesse portare il Napoli al titolo di campione d’Italia, il successo avrebbe un significato maggiore».
Trionfo doppio, nell’eventualità?
Zoff: «Guardate la classifica degli azzurri un campionato fa. E guardate cosa è accaduto a gennaio: se non sbaglio, a Conte hanno venduto un tale di nome Kvaratskhelia. Se vincono è un miracolo».
Riepiloghiamo. Scudetto?
«Non sarà facile battere il Cagliari, ma dico Napoli».
Zoff: «Da piccolo ero lo scemo del villaggio. Troppo vittimismo nel calcio di oggi, ti tocco e vai a terra».
Repubblica intervista Dino Zoff che sta lavorando a un docufilm sulla sua vita. (28 marzo 2025)
Lei disse a Totti: “Chieda a Gigi Riva cos’è davvero il calcio violento”: era veramente cosìpericoloso giocare ai vostri tempi?
Zoff: «È un calcio vero anche adesso, il problema è che prevale il vittimismo. Ti tocco e vai per terra. Credo che sia necessario essere atleti, non si può rotolare per terra così facilmente. Il vittimismo arriva anche nelle scuole, oggi se un bambino prende 5 è colpa del maestro. Prima non c’erano tante scuse».
Cosa ricorda di quando era lei il bambino?
«Ero un po’ lo scemo del villaggio, in porta i grandi mi facevano buttare sempre anche se avevo i calzoni nuovi, poi hanno cominciato a considerarmi bravino. La mia generazione non poteva pensare di fare nella vita il portiere, chi arrivava alla serie C era un eroe: ci si divertiva, si faceva Tarzan sugli alberi, e si giocava a pallone anche cinque ore al pomeriggio».
I tiri da lontano le costarono critiche feroci al Mondiale 1978.
Zoff: «Mi dicevano che ero vecchio, decisi di non parlare più con i giornalisti. Se cominci a difenderti con le parole ti sembra di essere finito in tribunale. Io avrei potuto anche pretendere dei risarcimenti per quello che avevo subito, ma ho preferito pensare a lavorare. Se avessi fatto la guerra magari non sarei arrivato al Mondiale dell’82».
Anche Donnarumma vive fasi alterne, tra grandezza e critiche.
«Ricordiamo sempre chi è Donnarumma: è lui ad aver vinto gli Europei. Se arrivi due volte ai rigori e il portiere li para, il merito è suo».
È malinconico anche il ricordo dell’addio al calcio?
«È stato la chiusura di una parentesi stupenda, quindi è triste. Ma ricordo bene che tra i tanti che sono venuti a salutarmi c’era anche Lev Jascin, leggendario portiere sovietico: dalla Russia mi portò un samovar gigante».