Sono pazzi questi laziali
e anche autolesionisti

SPQL, sono pazzi questi laziali. A tutti quelli che evidenziano quanto sia difficile lavorare calcisticamente in una piazza come Napoli consiglierei di venirsi a fare una gitarella a Roma. Una roba allucinante, da non credere. Da buon emigrante, ho cominciato la preparazione al match già da qualche giorno. E stamattina mi sono sintonizzato sulla mia […]

SPQL, sono pazzi questi laziali. A tutti quelli che evidenziano quanto sia difficile lavorare calcisticamente in una piazza come Napoli consiglierei di venirsi a fare una gitarella a Roma. Una roba allucinante, da non credere. Da buon emigrante, ho cominciato la preparazione al match già da qualche giorno. E stamattina mi sono sintonizzato sulla mia trasmissione radiofonica preferita, “Quelli che hanno portato il calcio a Roma” (titolo che è già una polemica coi giallorossi, visto che Lazio è nata nel 1900, mezzo secolo prima degli odiati rivali) di strettissima osservanza laziale. Speravo di ascoltare ampie disamine sul match di domani, umori dell’ambiente, tattiche, sfide tra giocatori e così via. E invece niente, praticamente neanche una parola. A Tele Radio Stereo, Guido De Angelis e compagni hanno discusso per ottanta minuti ottanta – litigando anche – sull’opportunità di acquistare Benzema o Almeyda per sostituire Maurito Zarate dato in partenza a gennaio. Robe da pazzi.
Meglio così, ho pensato io. Questi non ci filano proprio. Leggo il secondo giornale della città, il Tempo, e c’è un editoriale – riportato sul Napolista – in cui viene attaccato Edy Reja. Allenatore che fin qui li ha portati al secondo posto, a un punto dal capolista Milan. Per carità io non sono un fan del tecnico goriziano (che ha i suoi limiti ma anche i suoi pregi), però non è che loro siano il Barcellona. Sono secondi, dico secondi. La verità è che a loro del primato non gliene frega assolutamente niente, loro volevano vincere il derby. Perduto quello è come se avessero smarrito il senso di un’intera stagione. A Roma funziona così. E noi domani andiamo ad affrontare una squadra sull’orlo di una crisi di nervi. Temibile e pronta alla zampata decisiva, ma con le lacrime agli occhi. Lo psicodramma è alle porte, e loro lo sanno. Basterà assecondare la loro naturale inclinazione all’autolesionismo.
Noi, intanto, ce ne stiamo belli tranquilli, ascoltiamo Mazzarri che parla di una partita come un’altra. Non sappiamo neanche fare più la tabellina del due, figuriamoci calcoli assurdi per cui ci vorrebbe la calcolatrice. Stasera ce ne andiamo a vedere Juve-Roma nel covo giallorosso di Testaccio e poi faremo visita al mitico Agustarello (al secolo, Sandro). Laziale doc che già sta cominciando a rosicare. In anticipo. E lui in genere non lo fa. Che dire? Qui l’anno scorso finì 1-1 con grande gol di Hamsik che pareggiò quello di Floccari. Due anni fa vincemmo con autogol provocato da Lavezzi; al ritorno, però, perdemmo in casa 2-0. Come ha ricordato Roberto, fu la terza sconfitta consecutiva per Reja e conseguente esonero. Corsi e ricorsi? Mah. Domani sveglia presto. Colazione abbondante. E poi verso l’Olimpico. Là dove osano le aquile ci presenteremo col nostro ciucciariello.
Massimiliano Gallo

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