Mamma che goduria
E la faccia di Cellino…

Mamma che goduria. Una di quelle partite che sogni la notte quando sei bambino. Gol a tempo scaduto, in contropiede. Sotto lo sguardo di Cellino che finalmente masticava amaro. L’arbitro che fa battere una punizione per loro a tempo scaduto, e noi che ce ne andiamo in porta. Cavani passa a Lavezzi che sembra allungarsela […]

Mamma che goduria. Una di quelle partite che sogni la notte quando sei bambino. Gol a tempo scaduto, in contropiede. Sotto lo sguardo di Cellino che finalmente masticava amaro. L’arbitro che fa battere una punizione per loro a tempo scaduto, e noi che ce ne andiamo in porta. Cavani passa a Lavezzi che sembra allungarsela e invece di destro da fuori area la mette dentro. Mamma che goduria. A Cagliari, dove non c’era mai andata bene. Il Napoli di Mazzarri ha sfatato un altro tabù. E siamo terzi in classifica. Una partita brutta, si può dire. Ma che il Napoli ha giocato con determinazione, rischiando pochissimo. Senza Cavani – tenuto in panchina- pungiamo molto meno, Sosa ha dato segnali di risveglio ma definirlo un giocatore è ancora prematuro. Nel primo tempo siamo pericolosi due volte: con Gargano da fuori e con Lavezzi su colpo di testa imbeccato alla perfezione da Hasmisk che secondo me ha giocato un’ottima partita. Nella ripresa sembriamo prendere completamente possesso del campo, tranne un paio di fiammate dei sardi. Poi, però, ci ritroviamo con Campagnaro (entrato al posto di un discreto Santacroce) acciaccato e senza cambi a disposizione. In pratica giochiamo in dieci.
Il pubblico di Cagliari li aizza, vuole vincere contro gli odiati napoletani. Aronica la prende di pugno in area e l’arbitro non fischia (goduria) e poi il finale thrilling. Guardiamo disperati la loro punizione dal limite immaginando il peggio. Ci passano davanti agli occhi le peggiori immagini degli ultimi anni a Cagliari, quella maledetta partita persa all’ultimo minuto. E invece no. Respinta, palla a Cavani e poi a Lavezzi che qui l’anno scorso esultò all’imbocco degli spogliatoio commuovendo lo zio. Grande Pocho, grande Napoli.
Massimiliano Gallo

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