Norrie: «L’università, le lezioni, gli amici. Ho vissuto, per questo adesso amo così tanto il tennis»

"Non ho perso tempo, è una scelta che consiglio a tutti i giovani tennisti. Ora mi godo tutto della vita che mi sono scelto"

Norrie tennis

Cameron Norrie è una mosca bianca dello sport. E’ uno che consapevolmente ha deciso di arrivare ad essere tra i migliori tennisti al mondo (attualmente è il numero 13 Atp, ma è stato anche numero 8) solo dopo aver aver studiato all’università. Non durante… dopo. Con calma. Lo ha intervistato Abc, visto che domani debutta al Masters 1000 di Madrid. E’ quel momento in cui i grandi giornali cercano di parlare con i giocatori anche d’altro, tipo Tiafoe del razzismo a El Paìs.

“Non ho rinunciato al tennis – racconta – Ho solo deciso di andare al college (ha studiato sociologia alla Texas Catholic University). Penso che quel percorso sia un’ottima opzione per i giocatori. A quel tempo pensavo di non essere né fisicamente né mentalmente preparato per giocare i Futures e i Challenger. Ero un bravo junior, ero il numero 10, ma sentivo di non essere pronto. E volevo avere una vita più normale, andare a lezione, stare con i miei amici, uscire nei fine settimana. Fai cose normali per un altro anno o due. E quando ho finito, ho capito che avevo più fame di tennis, di giocare di nuovo e di sentirmi bene in campo. E con le persone intorno a me con cui ho finito il college, quindi sono uscito nel fiore degli anni per entrare nel circuito professionistico”.

E da lì in poi, è stato tutto più bello: “Sono arrivato tra i primi cento molto rapidamente. È stato fantastico perché non ho trascorso troppo tempo nell’asprezza del circuito Challengers e Futures come molti altri giocatori. Quindi penso che sia stata un’ottima decisione e la consiglio vivamente. Ora ci sono molti ragazzi spagnoli che vanno all’università. Mi piace. L’università mi ha dato più tempo per essere fisicamente preparato e maturo dentro e fuori dal campo. Ho chiarito i miei dubbi. Non sono rimasto con il rimorso ‘oh, mi sarebbe piaciuto andare all’università o fare quest’altra cosa’. E quando quel periodo è finito, è stato tennis al cento per cento. All’inizio è stato un po’ difficile. Ma poi mi ci sono abituato e adesso adoro il circuito. Andare all’università mi ha dato tanto e ottime amicizie per la vita. Alcuni dei miei migliori amici. Sono andato all’Università con quello che ora è il mio allenatore”.

Dice che un po’ invidia questi giovani così pronti e forti. Soprattutto Alcaraz, “per l’umiltà che ha, la maturità che ha così giovane. Dice sempre ciao e sta con le persone per tutto il tempo necessario. Per me questo è più impressionante dei titoli. Avere entrambi è pazzesco. Ha il tennis, il talento, l’umiltà, la sua squadra, è incredibile”.

Poi, da giocatore “maturo” spiega la solitudine del tennis: “In campo cerco di essere sempre ottimista e di non pensare troppo. Gioca e basta. Questo è un gioco. Tutto deve venire da te, nessuno ti aiuterà, e questa è la bellezza di questo sport. È uno contro uno, tu contro l’altro e talvolta tu contro te stesso, e devi sistemare la situazione. È una sfida fisica e mentale. Lo adoro. Amo allenarmi, lavorare sodo, amo fare attività fisica. Per me la parte più difficile è il viaggio, le centinaia di voli, ‘check in’, ‘check out’, ‘check in’… È faticoso. Ma a parte questo, lo adoro. Siamo in grandi città, tutti ci trattano bene… Sì, amo la vita che ho scelto”.

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