Spalletti: «Ritirare la 10 è anacronistico, non è così che si ricorda un campione»

In conferenza: «Bisognerebbe scrivere il numero 10 su tutte le maglie dei giocatori, in basso, farlo vedere il più possibile. Pelé era già moderno»

Pelé spalletti

A large flag of Brazil legend Pele is unveiled in the crowd ahead of the Qatar 2022 World Cup Group G football match between Cameroon and Brazil at the Lusail Stadium in Lusail, north of Doha on December 2, 2022. (Photo by Giuseppe CACACE / AFP)

Nella conferenza stampa della vigilia di Inter-Napoli, l’allenatore del Napoli, Luciano Spalletti, ha risposto anche ad una domanda su Pelé. In particolare, Spalletti ha elogiato la scelta del Santos, che alla fine ha deciso di non ritirare la maglia numero 10 appartenuta al campione brasiliano, anche perché Pelé non avrebbe voluto che finisse nel dimenticatoio. Spalletti si è schierato per la 10 su tutte le maglie dei giocatori, perché solo così un campione può essere ricordato. Solo così, indossando quella maglia, il giocatore in campo sarà chiamato a responsabilizzarsi e ad esprimere il meglio, in onore di chi, quel numero, lo ha indossato per tutta la sua carriera.

Il Santos ha deciso di non ritirare più la dieci di Pelé perché questa era la volontà del giocatore.

Queste le parole di Spalletti:

«Pelé è stato un altro grandissimo dispiacere che abbiamo dovuto subire in questo periodo. Messi, Maradona, Pelé, sono e sono stati calciatori che hanno lasciato un marchio indelebile sulle loro qualità professionali e tecniche, anche se in diverse fasi della storia. Su Pelé voglio aggiungere una cosa, voglio fare i complimenti a quelli che hanno deciso di non togliere la maglia, sembra su richiesta di Pelé. Era già moderno come persona, oltre che da calciatore. Se una maglia si toglie, lo dico a quelli che vogliono restare indietro con la testa, quel numero non si vede più. Scriviamo quel numero in basso su tutte le maglie dei calciatori, riscriviamo il numero 10, facciamo vedere il più possibile che quella maglia l’ha indossata Pelè. Non è mettendo la maglia nell’armadio o in una teca che si ricorda, è vedendola tutti i giorni su un calciatore che fa quello che chi non c’è più amava fare, me lo fa tornare in mente ancora di più, fa venire la responsabilità di essere al suo livello».

 

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