Sofia Goggia: «Da bambina volevo dimostrare di essere brava per essere accettata»

Al CorSera: «Nella vita mi è mancata la spensieratezza e mi sono dovuta difendere dall'ansia. Non ero ben vista: ero in giro per le gare, non uscivo mai»

Sofia Goggia Olimpiadi invernali

Beijing (Cina) 15/02/2022 - Sci / Olimpiadi Beijing 2022 / foto Imago/Image Sport nella foto: Sofia Goggia

Il Corriere della Sera intervista Sofia Goggia, olimpionica dello sci nel 2018. Domani compie 30 anni. Le viene chiesto di descrivere com’era Sofia Goggia da bambina.

«È sempre stata attiva e con una testa da competizione. Ero tenace e anche un po’ ansiogena: volevo dimostrare di essere brava ed era un modo per essere accettata. Sono sempre stata più “vecchia”: tra i 10 e i 14 anni ho vissuto con una maturità diversa, probabilmente a causa delle scelte fatte per inseguire lo sport. Nella mia vita non ho mai conosciuto la leggerezza e un po’ l’ho sofferto. Anzi, meglio: mi è mancata la spensieratezza e mi sono dovuta difendere dall’ansia».

Ansia perché notava difetti in sé stessa?

«No, perché sono fatta così: sono sempre alla ricerca di qualcosa, mi è difficile raggiungere la pace interiore».

Com’è stato il passaggio all’adolescenza?

«In verità non me lo ricordo. Ma anche da adolescente sono stata molto seria, forse perfino di più di oggi».

Com’era messa con amicizie e socialità?

«Non ho trascorsi super-felici. Per conciliare le mie scelte ho inevitabilmente messo da parte le relazioni che si instaurano da giovani. L’esperienza del liceo, ad esempio, quasi non la ricordo: non c’ero mai, ho dovuto iscrivermi in un istituto privato, ero presa di mira da parte di chi frequentava regolarmente».

Intende bullizzata?

«Non dico questo, per carità. Ma non ero ben vista: ero in giro per le gare, come tipo ero “scialla”. Uscivo raramente al sabato sera, non sono mai andata a ballare: un po’ per scelta, perché alla domenica dovevo essere sulle piste, e un po’ per indole».

Ma Sofia Goggia a scuola andava bene?

«Sì, lo studio mi è sempre piaciuto. E non mi sono mai sentita dare della secchiona».

Le donne spesso vanno in caccia dei loro difetti: lo fa anche lei?

«Vivo nei difetti. Ma con il lanternino cerco di identificare i miei pregi. Accettarsi, per una donna, è sempre complicato».

Quanti i flirt giovanili?

«Nella mia vita non ho mai avuto tante relazioni. L’amore è sempre stato un capitolo sporadico».

Da bambina pensava ad altro per il futuro o lo sci è sempre stato dominante nei progetti?

«Vedevo solo quello: a 9 anni, in un tema, ho scritto che di mestiere volevo fare la campionessa di sci. Ho avuto la
forza e il coraggio di inseguire l’obiettivo nonostante gli infortuni e le difficoltà del percorso, perché provengo da
una famiglia che ha un buon imprinting culturale ma non ha una matrice sportiva».

Si vede mamma, un giorno?

«Ora che sbarco nei 30 mi guardo indietro. Ma il prossimo decennio sarà densissimo di cose e una donna, tra i 30 e i
40 anni, se pensa alla maternità deve programmarla. Non so che cosa il destino mi riserverà dopo il ritiro: mi piacerebbe laurearmi e vivere una vita appagante e ambiziosa, ma senza lo sci. E un figlio potrebbe completare il mio essere donna».

Per il suo compleanno, Sofia Goggia vorrebbe un regalo:

«Vorrei provare a essere la persona che ancora non sono, garante dei miei valori. Vorrei regalarmi quell’enorme dose
di coraggio che serve per essere integri fino in fondo. Forse riuscirei a essere la donna di cui avevo bisogno quando
ero piccola».

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