Ma quella sera, vent’anni fa
fummo in pochi a tifare Diego
E venne il giorno di Diego. E tornò il calcio. Fu sbattuto fuori dai Mondiali al termine di una vittoria per 2-1 contro la Nigeria. Un’infermiera bionda lo prese per mano e lo accompagnò dritto all’inferno. “Vai e non tornare più”. Lo buttarono fuori perché quel che doveva fare lo aveva fatto. La sua presenza aveva […]
Ora Diego ritorna. Sempre con la Nigeria. Alle quattro del pomeriggio. Stavolta, però, lui non giocherà, sarà in panchina. Ma, accetto scommesse, i flash e le telecamere saranno per lui. Il colonnello Kurtz, il Marlon Brando di Apocalypse Now, colui il quale ha visto l’orrore.
Come si fa a non tifare Diego. E’ impossibile. Ho letto il pezzo di Botti e mi sono commosso. E ho pensato a quella sera di vent’anni fa. Ma quando mai Napoli tifò Argentina. Magari! L’ennesima beffa per Napoli e i napoletani: tifarono Italia e furono accusati di tradimento. Ben gli sta! Perché noi che tifammo Argentina eravamo una netta minoranza. Per giunta silenziosa, almeno fino al rigore sbagliato da Serena. Tra quell’Italia e Diego io non ebbi il minimo dubbio. E scelsi Diego. Mamma che settimana. Quelle sue dichiarazioni: “Ora l’Italia si ricorda che i napoletani sono italiani, ma perché li chiamano sempre africani, colerosi, terremotati?” Immenso. Semplicemente immenso. Diego, sono con te. Avevo i biglietti di quella partita, ma nei Distinti inferiori. Si vedeva poco. Me li vendetti fuori allo stadio (bagarinaggio, sì) e mi rinchiusi in casa. Io e Diego. Quanto mi incazzai sentendo i fischi all’inno dell’Argentina. “Meno male che non sono andato”, pensai. Poi quelle grida al gol di Schillaci.
Ti guarderò con occhi sognanti, su quella panchina, Diego.
Massimiliano Gallo