Bianchi: «Maradona è come il jazz, è improvvisazione. Non si adattava alla tattica»
Il tecnico del primo scudetto del Napoli a Robinson: «Di lui colpiva il rapporto mostruoso che aveva con la squadra»
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nella foto: Diego Armando Maradona
foto Imago/Image Sport
Tu apri stamattina “Robinson” – il noto supplemento letterario de la Repubblica – e scopri che una delle rubriche più seguite ed attese dai lettori – “Straparlando” – è dedicata all’allenatore del Napoli del primo scudetto, quell’Ottavio Bianchi che costituì la variante necessaria – e nel finale del soggiorno partenopeo repellente ad alcuni giocatori – di quella magica stagione azzurra.
Nella prima parte dell’intervista Bianchi si sofferma sulla sua vita calcistica e ricorda quando venne a Napoli da mediano per giocare con Zoff, Juliano e Sivori: “Figurati che il presidente onorario Achille Lauro volle conoscermi, ‘men ritto che si tuost’ e gliè vulut pure assai (mi hanno detto che ti sei fatto valere e che hai preteso anche molto per essere tesserato da noi’)”.
Poi il rapporto con il Pibe de Oro, ma è molto restio a parlarne dopo la sua morte, “le poche volte che l’ho fatto è stato con discrezione per le vicende umane che l’hanno travolto al di là del campione immenso che è stato”. Come calciatore Bianchi definisce Maradona a Gnoli così: “Lei non può immaginare com’era vederlo in campo negli allenamenti: a parte l’abilità mostruosa colpiva il rapporto con la squadra. Da star assoluta sapeva di avere bisogno dei compagni… “. Come uomo? “Il suo preparatore Fernando Signorini disse una volta una grande cosa: con Diego io faccio il giro del mondo, con Maradona non riuscirei a fare il giro dell’isolato… “.
Ma lei come ha gestito Maradona? “Un grande campione non si adatta alla tattica: è come con la musica jazz, c’è l’improvvisazione, quella cosa che non ti aspetti e che fa la differenza”. Vale solo per Diego? “Solo per i grandissimi – Diego, Pelé, Cruijff -: per loro il pallone era il prolungamento del piede… Il grande calciatore non complica il gesto atletico, Rende il difficile semplice. Tutto quello che è bello nella vita è riconducibile alla semplicità”.
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