«Sei un fottuto idiota!». Quando Ferguson cazziava i giornalisti, gli audio sul Telegraph
Non parlò per sette anni con la Bbc, si rifiutò di fare le conferenze stampa post-partita in Premier. «Un grande allenatore non può mai perdere una discussione»

imago archivio Image Sport / Alex Ferguson / foto Imago/Image Sport ONLY ITALY
Questa è una storia che viene da un passato che non esiste più. Un mondo in cui i grandi allenatori mandavano a quel paese i giornalisti in maniera esplicita e plateale, forti di rapporti interpersonali cementati dalla frequentazione quotidiana non mediata dalle telecamere. Scazzi, sfuriate, intemerate. Oggi il Telegraph pubblica gli audio integrali – riesumati da una audiocassetta rinvenuta tra le sue da cose da Sam Wallace, decano del giornalismo sportivo inglese – di una “conferenza” ristretta tra Ferguson e alcuni giornalisti che seguivano il Manchester United all’inizio degli anni 200. Ferguson ne dice di tutti i colori al corrispondente del Sun, il quale tiene botta.
C’è tutta una mitologia sul caratteraccio di Sir Alex Ferguson, è diventata anche parte del suo arsenale negli anni più produttivi da manager del Manchester United. Si sfogava in privato con i suoi stessi giocatori, gli arbitri o, spesso, con i giornalisti di calcio. Ma – scrive il Telegraph – ci sono pochissimi esempi tangibili di Ferguson incazzato in azione: “la rabbia, il linguaggio industriale e la determinazione a schiacciare una voce dissenziente. Come disse una volta Ferguson della sua professione: “Un manager non può mai perdere una discussione”.
Quel giorno – racconta Wallace – l’innesco della furia di Ferguson fu una domanda su Juan Sebastian Veron che era stato acquistato l’estate precedente per una cifra record di 28 milioni di sterline, in Italia era considerato il centrocampista più talentuoso d’Europa. Ferguson aveva già difeso con rabbia il suo giocatore dall’accusa di un azionista che aveva detto che Veron era “mulo da soma”. Con uno sfogo leggendario: “È un fottuto grande giocatore! Siete dei fottuti idioti!“.
“In quei giorni Ferguson parlava separatamente con i giornalisti, lontano dalle telecamere e dai microfoni della radio ma i registratori dei giornalisti restavano accesi. Pensavo – scrive Wallace – che i dettagli di quella conferenza stampa di cinque minuti fossero andati persi per sempre. Ma un recente trasloco ha fatto emergere una scatola di videocassette. Lì, a lato di una, c’era un memorandum scarabocchiato di 20 anni fa: “Fergie impazzisce””.
La data è il 6 maggio 2002. I corrispondenti di Manchester erano a Carrington per ascoltare Ferguson in vista di quella che già minacciava di essere una giornata buia: la visita all’Old Trafford dell’Arsenal, la vittoria avrebbe siglato il secondo titolo di Premier League di Arsene Wenger. I due non si sopportavano molto.
“I rapporti erano, per non dire altro, tesi tra il famoso allenatore che a quel punto aveva vinto sette titoli di Premier League – tre nelle ultime tre stagioni – e i giornalisti che coprivano lo United per i giornali nazionali. In questa occasione, l’obiettivo principale di Ferguson era Neil Custis corrispondente di lunga data del The Sun da Manchester“.
Ce l’aveva erroneamente con lui, quando era stato il Sunday Mirror a pubblicare un retroscena di una lite in spogliatoio tra Veron e i compagni. Il non detto è che Ferguson non sopportava più quelle conferenze stampa. “Perché i giornalisti che aveva conosciuto al suo arrivo a Manchester 16 anni prima erano andati tutti in pensione, ed era meno tollerante nei confronti della nuova generazione.
“Vuoi solo una fottuta storia”, si sfoga. In seguito si sarebbe rifiutato di parlare alla BBC per sette anni nonostante l’emittente avesse pagato profumatamente per il pacchetto degli highlights della partita del giorno. Per protestare contro il modo in cui uno dei suoi figli Jason, allora agente, era stato dipinto in un documentario della BBC.
Alla fine si sarebbe negato alle conferenze stampa post-partita per le partite nazionali. La Premier League avrebbe potuto multarlo ma non lo avrebbe mai fatto.
“Gli scoppi di Ferguson non erano rari – racconta ancora Wallace – I racconti della sua rabbia sono stati tramandati da una generazione di giornalisti all’altra, così come le cazziate personali e le osservazioni taglienti rivolte ai singoli individui. A volte se la prendeva con l’intero gruppo, a volte si concentrava su una persona. Una volta è stato ripreso dalla telecamera mentre rimproverava il commentatore della BBC John Motson – “sei un fottuto, e conosci le fottute regole qui”.
Vent’anni dopo, Custis, che dal 1999 si occupa di United e Manchester City per il suo giornale, ricorda quegli anni con Ferguson con grande affetto. “La differenza allora era che c’erano solo nove di noi in una stanza: nessuna telecamera, nessun microfono”, dice Custis. “Poteva esplodere. Ma la verità è che avevi problemi con lui se arretravi dalle tue posizioni. Fergie rispettava le persone che non discutevano per amore della discussione, ma si opponevano a lui“.
Quando Ferguson si è ritirato nel 2013, è stato Custis a pronunciare il discorso di addio a nome dei media di Manchester.
Qui si possono ascoltare tutti gli audio e leggere la trascrizione integrale.