Picchiato dal padre di un giovane giocatore: «Ho avuto paura di morire, ho rischiato di perdere un rene»

Sul Messaggero. Durante un torneo di calcio giovanile a Gabicce, un genitore della squadra avversaria lo ha colpito alle spalle con pugni e calci. Denunciato

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Picchiato dal padre di un giovane giocatore: «Ho avuto paura di morire»

Sul Messaggero un inaudito caso di violenza durante un torneo di calcio giovanile a Gabicce, nelle Marche. L’episodio è accaduto il giorno di Pasqua. L’allenatore della Nuova Accademia Asd di Terni, Francesco Latini, 32 anni, è stato aggredito dal genitore di uno dei giovani calciatori, che ha scavalcato la recinzione del campo e lo ha colpito alle spalle con un pugno e poi ha continuato a prenderlo a calci mentre era stordito a terra.

Una scena terribile, accaduta davanti ai calciatori tredicenni terrorizzati. Solo l’intervento di altri genitori ha impedito che succedesse qualcosa di peggio e soprattutto ha consentito di prendere l’aggressore, un romano di 40 anni.

L’aggressione è scattata perché Latini, con il mister dell’altra squadra, era intervenuto per calmare una breve discussione tra due ragazzi in campo per via di un fallo di gioco. L’allenatore è finito in ospedale con una prognosi di 30 giorni: ha rischiato di perdere un rene a causa del calcio ricevuto quando era a terra. Per l’aggressore, identificato grazie all’intervento di un altro genitore agente di polizia, è in arrivo una denuncia per lesioni gravi con daspo. Al Messaggero parla l’allenatore aggredito.

«Mai avrei creduto di vivere nella mia vita un’esperienza così. Ho avuto una paura mai provata prima. Soprattutto quando la domenica notte mi hanno trasferito d’urgenza a Cesena, in codice rosso, con la sala operatoria pronta. Il chirurgo che mi avrebbe dovuto operare, però, ha rimandato tutto alla mattina successiva. Per fortuna, la lesione si è poi stabilizzata, senza più fuoriuscita di sangue. Intervento scongiurato. Un intervento che sarebbe stato delicato e invasivo. Ma io ho davvero avuto paura anche di vedermi da un momento all’altro cambiata la vita. Ho rischiato anche di morire. Se fossi stato solo, non sarei qui a parlare, adesso».

Anche lui farà causa all’aggressore. Spiega le sue motivazioni:

«Ma tengo a precisare che non lo faccio per vendetta. Lo faccio solo per il rispetto dei valori in cui crediamo. Se io “normalizzo” un evento così, abbiamo perso tutti. Vi dirò una cosa, paradossale: Ben venga anche questa mia esperienza, se dovesse servire ad abbassare i toni del calcio giovanile ed essere un primo passo per rivedere le cose».

Chi conosce il genitore aggressivo lo definisce «passionale sì, ma che non aveva mai dato cenni di essere un violento». In passato ha rivolto qualche frase all’arbitro o all’allenatore avversario, ma non si è mai spinto oltre.

I responsabili della società per cui gioca suo figlio stanno valutando di allontanare il ragazzo.

«La decisione è quella di allontanare il ragazzo. Ci dispiace tantissimo per lui, tra l’altro è uno dei migliori in prospettiva, ma non possiamo derogare alle regole. Noi siamo prima di tutto educatori e dobbiamo dare un segnale. In questa società abbiamo fatto dell’educazione un vanto. Pensi che prima del Covid avevamo promosso “Piccoli cenni d’accademia” dove insegnavamo ai ragazzi come comportarsi dentro e fuori dal campo».

 

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