Rummenigge: «Abbiamo alimentato un demone chiamato calciomercato»

L'ex ad del Bayern: «I tifosi non possono capire un giocatore che guadagna 15 milioni di euro l'anno e non è soddisfatto se gli offrono un rinnovo a 19.5».

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Karl-Heinz Rummennige, il presidente uscente del Cda del Bayern Monaco, ha concesso un’intervista al magazine tedesco Kicker. Ha espresso molti concetti interessanti ripresi anche da Marca. Ha detto che i club europei hanno alimentato “un demone chiamato calciomercato». A suo avviso sono necessarie riforme per limitare gli stipendi dei giocatori e le commissioni degli agenti.

«I club dell’Europa meridionale stanno già lanciando messaggi di pericolo e ci sono club tedeschi che vivono solo un giorno, per non parlare delle categorie inferiori».

Ha detto che intende continuare a lavorare per il calcio come membro del comitato esecutivo UEFA.

«Sono grato per tutto ciò che il calcio mi ha dato e voglio restituire qualcosa e assumermi le mie responsabilità come membro del comitato esecutivo Uefa. Mi vedo ancora come rappresentante dei club, ma per la prima volta sarò in grado di agire in modo più neutrale”, ha spiegato. Secondo Rummenigge, la fine del suo lavoro come Ceo al Bayern gli permetterà di concentrarsi su questioni strategiche e ha detto che «il recente attacco al calcio europeo con l’iniziativa Superlega mostra i problemi che ci sono da affrontare».

A proposito di Alaba – anche se lui non fa alcun riferimento diretto – che è passato a zero al Real Madrid, parla di “turbocapitalismo”. Fenomeno che lo preoccupa perché trascura i fan che non capiscono che «un giocatore che guadagna 15 milioni di euro all’anno non è soddisfatto se gli offrono un rinnovo per 19.5 milioni».

«Abbiamo bisogno di un cambiamento culturale. Dobbiamo pensare al futuro dal punto di vista della sostenibilità. Non abbiamo bisogno di speculatori che si buttano sul calcio ma di idee che possono essere realizzate economicamente e in solidarietà. Non possiamo distruggere il pilastro principale del calcio, che è la solidarietà. Il più forte deve sostenere i deboli e questo vale anche per gli agenti».

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