Rcs celebra con sobrietà i 15 anni di Cairo al Torino: «Quando sono arrivato, non c’erano i palloni»
Intervista a Gazzetta e Corsera (di cui è editore): «Non giudico questi anni solo dai risultati ma anche dalla patrimonializzazione della società»

Per i quindici anni di presidenza del Torino, i due principali quotidiani Rcs – Gazzetta dello sport e Corriere della Sera – hanno pubblicato due interviste celebrative al presidente granata che è anche il proprietario della stessa Rcs. Urbano Cairo ovviamente.
Un lettore meno esperto di calcio potrebbe essere indotto a pensare che sia lui il presidente del Grande Torino di Valentino Mazzola, Loik, Gabetto.
In entrambi i casi l’intervista è richiamata in prima pagina. La Gazzetta con un fascione che ricorda quelli dedicati alle medaglie d’oro olimpiche, il Corsera con un più sobrio francobollo. La Gazzetta pubblica l’intervista con il sigillo “Esclusiva” e la correda con una serie di fotografie tra cui quella di Cairo con il Papa. Un collage che ricorda il libro che Berlusconi inviò agli italiani per le elezioni. Nel titolo, lui viene inserito come se stesse saltando una staccionata.
La Gazzetta ricorda che il 2 settembre del 2005 Cairo rilevava il Torino fallito e
In sette giorni di lavoro «matto e disperatissimo» per dirla con Leopardi, costruiva in fretta e furia una squadra e nove mesi dopo tornava in A.
Prosegue la Gazza:
nel giorno in cui la sua diventa la seconda presidenza più longeva della storia dopo quella di Orfeo Pianelli forse avrebbe desiderato dai suoi tifosi qualche attestato di affetto in più.
Vale la pena ricordare, per chi non lo sapesse, che Orfeo Pianelli è il presidente che ha riportato lo scudetto al Torino, con Pulici Graziani Radice e tanti altri. È anche il presidente del secondo posto con 50 punti. Insomma di una squadra che ha fatto la storia.
Cairo fa finta di essere superiore alle contestazioni:
«Conosco le regole del gioco, il calcio è così, si passa velocemente dal grande amore alla critica esagerata. Ed è normale che il presidente sia il primo responsabile – spiega Cairo -. Coi tifosi ho avuto tanti momenti bellissimi, ultimamente qualche critica forse è stata un po’ ingenerosa. Ma non me la prendo. Il loro amore per il club è anche il mio. Il desiderio di rivedere il Toro nella parte sinistra della classifica e di vederlo costantemente migliorare è anche il mio. Lavoro per questo. Diciamo che al contrario di chi vede solo la delusione dell’ultima stagione, io faccio un bilancio più ampio. Ed è un bilancio positivo…».
Cairo elenca quelli che considera i suoi meriti e pronuncia una frase che a Napoli conoscono molto bene:
Da presidente non giudico questi anni solo dai piazzamenti in campionato…». E da cos’altro? «Dalla patrimonializzazione e solidità della società. Quando sono arrivato nel 2005 non c’erano neanche i palloni. Non c’era niente. Oggi il Torino ha le sue strutture. Mi prendo una parte di merito se siamo tornati al Filadelfia, avendo investito nella sua rinascita anche se non è di proprietà del Torino ma della Fondazione.