CorSport: nella confusione del Paese il calcio è chiamato a riempire un vuoto e restituire fiducia
Esiste un'urgenza di unità nazionale che il campionato di calcio non può ignorare. Il calcio sia discreto, solo così potrà essere molto di più

Domenica riparte il campionato. E’ un’occasione da non perdere, scrive Angelo Carotenuto sul Corriere dello Sport. Il calcio può diventare “il simbolo di un tentativo di ripresa e il motore di una speranza”.
Anche in passato, ci sono stati momenti in cui una partita di pallone o un intero campionato hanno avuto un compito più ampio, quello di “tenere compagnia, di accarezzare, di confortare”.
“Trieste ebbe una grande Triestina, con un suo valore morale e simbolico, nel dolore e nella confusione del dopoguerra. Firenze ebbe una grande Fiorentina nel lutto e nel trauma cittadino per l’alluvione e gli straripamenti dell’Arno. Napoli ebbe un grande Napoli nella stagione del terremoto del 1980”.
Il calcio non cancella problemi e dolori, ma offre
“una squadra in cui riconoscersi, un mondo condiviso, una passione comune, un’identità collettiva per provare a rialzarsi”.
In questa fase di confusione e smarrimento della vita del Paese, i club calcistici dovranno comportarsi in modo maturo e
“riempire un vuoto, contribuire a restituire animo, fiducia, fin dove è possibile un minimo di entusiasmo, nel rispetto di chi è in trincea in questa battaglia al posto nostro e di chi ne ha pagato un prezzo. Esiste un’urgenza di unità nazionale che il campionato di calcio non può ignorare, ed è simbolico che questo passaggio incroci Juventus-Inter, la partita più avvelenata d’Italia dal 1961, ancor più da Calciopoli in avanti. È una prova immediata di maturità per i protagonisti, chiamati a vivere la loro rivalità senza che sia giusto chiedergli di cancellarla, ma nella consapevolezza che le priorità della nostra vita quotidiana, più che mai adesso, sono altre. Sia discreto, il calcio. Solo così potrà essere molto di più”.