Zozulia: “Mi chiamano fascista, nazista, razzista. Ma io compro ambulanze per l’Ucraina”
L'attaccante dell'Albacete al centro di un caso di razzismo al contrario. Dopo le offese dei tifosi del Rayo Vallecano e la partita sospesa, spiega: "Io sono un patriota, loro dei mercenari"

Il “maledetto nazi” parla. Roman Zozulia, l’attaccante ucraino dell’Albacete al centro di un strano caso di razzismo al contrario, dopo aver sentito – soprattutto insulti – ora prende la parola. La partita di seconda divisione spagnola dello scorso weekend, al Vallecas, stadio del Rayo Vallecano, è finita nell’intervallo a causa dei cori del pubblico di casa.
Zozulia non ha mai nascosto le sue simpatie per il nazionalismo ucraino, ma ha sempre negato di avere idee neonaziste. In più di un’intervista ha confermato di essersi offerto volontario per aiutare l’esercito ucraino nella guerra nel Donbas, contro gli ucraini filorussi. Ma proprio la stampa spagnola, El Pais in testa, ha nel tempo “discolpato” il giocatore, non rintracciando prove di queste connivenze, a parte una foto del calciatore con Stepán Bandera, un nazionalista ucraino neonazista.
E Zozulia ci tiene a chiarire. Tanto per cominciare sulla situazione del suo Paese:
“Quando è iniziata la guerra nel mio paese non avevamo un vero esercito. Le persone comuni hanno cercato di aiutare l’esercito. La mia associazione non ha mai comprato armi, ma attrezzature tecniche per salvare vite umane: ambulanze, cibo, vestiti … credo che aiutare il mio Paese ed essere un patriota non sia un crimine. Quando visiti un ospedale e non smetti di vedere persone malate, ferite, soffri anche tu. La nostra associazione aiuta gli ospedali, i malati di cancro. Ho parlato molto poco di quello che stiamo facendo, potrei dire molto di più”.
“I tifosi del Rayo mi hanno chiamato fascista, poi nazista, e di recente razzista. Ma a me il colore della pelle e la nazionalità non interessano. Per me sono tutti uguali. Mi hanno accusato di essere un fascista per i tatuaggi… Volevo parlare con loro, spiegarmi. Ma loro sapevano già tutto di me, perché loro stanno combattendo nel Donbass, dall’altra parte della barricata. Quello è un esercito di mercenari”
Ora sta pensando di denunciare:
“Ne parlerò con la dirigenza e sono sicuro che faremo qualcosa. Sono stanco di sentire questo tipo di insulti. La mia famiglia è con me. Mi supporta. Mia figlia mi chiede che succede e io non so cosa rispondere”.