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“Zozulia è un maledetto nazista”, e l’Albacete non torna in campo: match sospeso e caos “razzismo al contrario”

Caso inedito in Spagna: l’attaccante ucraino offeso dai tifosi avversari per il suo nazionalismo. Ma la sua vicinanza ai neonazisti è sempre stata smentita

“Zozulia è un maledetto nazista”, e l’Albacete non torna in campo: match sospeso e caos “razzismo al contrario”

“Roman Zozulia è un ‘puto’ nazi”, un maledetto nazista. Solo che l’accusa che gli piove addosso dagli spalti dai tifosi del Rayo Vallecano, per l’attaccante ucraino è infamante, e i suoi compagni dell’Albacete, dopo l’intervallo, decidono di non tornare in campo. L’arbitro fischia la fine anticipata del match di seconda divisione spagnola, sullo 0-0. E si apre così un caso di razzismo al quadrato, un inedito: i tifosi insultano un giocatore bianco di essere un nazista, e a loro volta vengono accusati di essere razzisti.

Un caos che apre uno squarcio sullo stato attuale del calcio, tra fake-news, politica e abusi. Roman Zozulia gioca nell’Albacete perché quando nel 2017 fu sul punto di passare proprio al Rayo la sua “presunta” vicinanza ad ideologie di estrema destra aveva scatenato le proteste del pubblico e ne aveva di fatto bloccato la cessione. L’attaccante restò all’Albacete, tentando in questi due anni di smentire la sua nomea politica.

Zozulia non ha mai nascosto le sue simpatie per il nazionalismo ucraino, ma ha sempre negato di avere idee neonaziste. In più di un’intervista ha confermato di essersi offerto volontario per aiutare l’esercito ucraino nella guerra nel Donbas, contro gli ucraini filorussi. Ma proprio la stampa spagnola, El Pais in testa, ha nel tempo “discolpato” il giocatore, non rintracciando prove di queste connivenze, a parte una foto del calciatore con Stepán Bandera, un nazionalista ucraino neonazista. Anche i media ucraini di «stopfake.org» – organizzazione pro-governativa che afferma di combattere la diffusione di notizie false – hanno chiamato in causa la propaganda russa nell’accentuare la campagna contro il giocatore e hanno più volte sottolineato l’errore della stampa spagnola che confondeva lo scudo ucraino con la simbologia dei gruppi fascisti.

Zozulia in un’intervista concessa ad AS tempo fa aveva detto: “Mi accusano di difendere l’esercito ucraino contro i terroristi filo-russi ed è per questo che mi danno del fascista. Sono accuse ingiuste contro di me e contro l’Ucraina. Sono convinto che se quello che è successo in Ucraina fosse accaduto in Spagna, moltissimi che mi accusano si sarebbero comportati come me”.

Con queste premesse, con il suo “ritorno” per la prima volta al Vallecas, si arriva al match di “Segunda Division” tra Rayo Vallecano e Albacete. I reiterati cori e insulti hanno portato l’arbitro Lopez Toca a sospendere l’incontro per alcuni minuti già al 33′, e poi a chiudere definitivamente il match nell’intervallo. E a nulla sono valsi i cori di (ironico) pentimento dei tifosi avversari per tentare di mettere le cose a posto: “Stavamo scherzando, era tutto uno scherzo”.

La Liga, in una nota, ha espresso “il suo accordo con la decisione presa da Jose Antonio López Toca, l’arbitro della partita tra Rayo Vallecano e Albacete, di sospendere la partita a causa degli insulti e delle gravi minacce arrivate durante il primo tempo contro Roman Zozulia. Continuiamo a lavorare per sradicare la violenza, il razzismo e la xenofobia dal calcio professionistico spagnolo”.

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